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lunedì 30 gennaio 2017

Le basi dell'esposizione



Ciao , recentemente sono stato un po' rimproverato di aver omesso, fra i vari post, almeno uno dedicato alle basi dell'esposizione . Questo perchè non è escluso che tu abbia fatto l'errore imperdonabile  di essere capitato qui appena dopo aver comprato la tua prima reflex, anzichè aver visitato siti più professionali e seri del mio.

Non c'è problema, ormai sei in trappola e mi accingo a spiegarti in modo molto veloce cosa sia l'esposizione fotografica , com'è nel mio pseudo-stile, cercando di evitare troppe nozioni tecniche ed andando subito al sodo per farti scattare qualche foto in modo consapevole ( senza offesa, naturalmente, ma ricordo che ai primi scatti con la reflex non sapevo bene quel che facevo : ci siamo passati in mezzo tutti ) .

Esposizione = quanta luce arriva sul sensore e per quanto tempo.
Quanta luce arriva sul sensore ?  dipende dalla luminosità ambientale e da altri due fattori fondamentali : il tempo in cui il diaframma rimane aperto e quanto è aperto il diaframma nel momento in cui fai clic.

Il tempo si misura in frazioni di secondi  ( 1/125 , 1/3 eccetera )ma anche in secondi, minuti addirittura ore ( parlo di alcuni scatti effettuati di notte).
L'apertura del diaframma si misura in f/qualcosa  , dove f è la distanza focale ossia la distanza fra il centro ottico della lente dell'obbiettivo ed il piano dove si forma l'immagine, ossia il sensore ; ora che sai questa definizione, puoi metterla da parte  e concentrarti invece sul fatto che si dice che l'apertura del diaframma è  f/qualcosa . Ciò significa che f/16 corrisponde ad un'apertura più piccola di f/6,3 e non viceversa. Abituati a questa "inversione" , per evitare confusione.

Quindi l'esposizione dipende da queste due cose : apertura diaframma e tempo di apertura. Tu regoli queste cosette e poi clic !. Si, ok, ma come sapere se la foto sarà troppo chiara (si dice bruciata) o troppo scura?  quando guardi nell'oculare c'è l'esposimetro, un sistema che ti dice, mediante un simbolo mobile, se la luminosità è ok, troppa, poca. Di solito ci azzecca. Non è vero... dipende come misura la luce della scena...Ci sono un po' di metodi, settabili, il più usato si chiama matrix o valutativo, dipende dalla marca della macchina ed è quello che ti consiglio perchè corrisponde alla gran parte delle situazioni. Ma ricorda, non tutte. E' così, bisogna un po' giocare.

Dicevamo che l'esposimetro di dice come va la luce , se è giusta o no. Questo giudizio te lo dà in relazione al diaframma e al tempo che hai impostato.

Ma siccome è un po' un casino, le prime volte, spostare entrambe le tarature perchè una influenza l'altra, ti consiglio di mettere la rotellina delle modalità di scatto su " A " che è "priorità di diaframma". Ma  cosa significa  ? E' molto semplice : quando la reflex è in " A " , tu regoli il diaframma  ( chiuso, aperto, apertissimo , sempre con il valore f/qualcosa, così impazzisci )  ma la reflex ti regala il fatto di aver impostato automaticamente un tempo di apertura in modo che l'esposimetro ti dica " ok, la luce è giusta". Bello no? ti concentri solo sul diaframma ( il diametro del foro, diciamo)  e vedi  quanto tempo lui starà aperto . Quindi attenzione : se chiudi molto il diaframma, il tempo si allunga fino a che la foto risentirà delle microvibrazioni delle tue mani e occorre fare un salto in negozio a comprare un treppiedi. Oppure ? oppure alzi gli ISO.

Cos'è l'ISO? un mago? quasi . il valore ISO di solito è  impostato di base a 100 e corrisponde al livello di sensibilità del sensore nei confronti della luce. ISO 800 rende il sensore molto più sensibile di 100 , ne cattura di più ma la qualità della foto cala.  Alzi gli ISO = accorci il tempo a parità di diaframma  = cala la qualità.

Naturalmente non devi spaventarti : una macchina moderna scatta con  buona qualità anche oltre 800 ISO e ti evita il mosso in molte, molte foto . Una reflex di oggi anzi  arriva ben oltre gli 800 ISO senza generare rumore troppo fastidioso. Il rumore, come  hai capito, è un disturbo, c'è di due tipi, quello detto di luminanza e quello di crominanza. Sono una coppia di rompiscatole che possono essere comunque un po' ridimensionati tramite software.

Torniamo al nostro discorso sull'esposizione pura , quella basata su solo tempo derivato dalla tua scelta di apertura del diaframma. Puo' capitare ( spesso ) che la reflex impostata sul metodo di misurazione della luce " valutativa " sbagli. Significa foto troppo nera o mezza bruciata. In questo caso, sfrutta il pulsante della "compensazione dell'esposizione " ( di solito ha su un simbolo +/-)per forzare l'aumento o diminuzione di luce che colpirà il sensore al momento del clic. In pratica, se hai la reflex in " A " , la compensazione agirà alterando il tempo di apertura calcolato dall'esposimetro.

Beh, in teoria le basi dell'esposizione, mooolto condensate , sono queste.   Ma sai cosa ti dico? visto che non hai ancora cambiato sito , vado ancora un po' avanti. 

Avrai forse sentito parlare dell'istogramma. E' un grafico che trovi nella tua macchina e che viene formato sull'asse y dal valore di luminosità della foto appena scattata, corrispondente alla tonalità di grigio che è riportata sull'asse x. Bel casino eh? 

E' più facile farti scattare qualche foto in ambiente scuro, normale, molto luminoso e poi guardare i relativi istogrammi per confrontarli. Comunque....non lo guardo mai.

Trovo più rapido guardare la foto scattata, con l'avviso delle luci bruciate ( vedi una zona di foto che lampeggia o fa qualcosa di sgradevole, a seconda del tipo di reflex che usi ). Quando vedo questo lampeggio, riscatto compensando in meno. Oppure inquadro in modo diverso, se è il caso. 

Se ti trovi le luci bruciate, non ci sono santi in grado di restituirti quella zona di foto con colori corretti. Ma attenzione : se compensi troppo in negativo, ti trovi una foto scura che, quando sarà elaborata, nell'essere schiarita rivelerà del rumore. 

Eh si....purtroppo bisogna spesso stare sul filo del rasoio, esporre al limite della bruciatura delle luci ma senza bruciarle. Questo significa che alcune scene , quelle con molto contrasto fra zone in ombra e in luce, di fatto non sono fotografabili con metodi di esposizione tradizionale senza ottenere brutti scherzi. La soluzione c'è, se vuoi saperne un po' di più , vai qui : 

post : ecco perche bisogna esporre a destra

dove ti parlo dell'esporre a destra ( che è un altro modo di dire per arrivare vicino al limite del bruciare le luci ) ed altre cosette interessanti. 

ciao, ti è tutto chiaro? 




sabato 28 gennaio 2017

Linee, curve, incroci...





Ciao ! la  foto qui sopra è quasi un pretesto per fare pubblicità occulta ad un testo che ho letto tempo fa. Siccome potresti sospettare che, dietro alla battuta, ci sia davvero un interesse, mi limito ad indicare l'autore del libro ( Michael Freeman ) e non il titolo , così te li devi comperare tutti ....

Scherzi a parte, volevo solamente un attimo soffermarmi su quest'immagine per far notare ciò che forse hai già visto tu , ossia il richiamo fra la curva della schiena del modello (specifico che genitori mi hanno autorizzato a pubblicare la foto )  e la curva dell'alberello sullo sfondo.

Nel libro di cui parlavo prima l'abile Freeman analizza diversi  ottimi scatti fotografici ed evidenzia varie combinazioni  di curve, linee , parallele, incroci insomma illustra come far
 " funzionare " in modo efficiente una fotografia grazie alla presenza , nell'immagine, di ben definiti giochi di linee , dove gli occhi dell'osservatore corrono e poi si soffermano.  E' difficile descrivere questi effetti a parole, infatti ho preferito mettere una delle rare mie foto in cui questi principi sono stati applicati  ( per pura combinazione, ovviamente ! ) .

A parte questo discorso, giudica tu se questa è una bella foto : secondo ci sono diverse cose azzeccate:

- il bimbo ( sono sempre soggetti vincenti ) con gli occhiali da sole, come un piccolo adulto.
- l'evidenza del soggetto rispetto allo sfondo che rimane giustamente sfocato ( anche se forse era meglio uno sfondo appena appena più sfocato e meno...distraente dal soggetto )
- l'ora giusta per scattare : le luci sono basse , al tramonto e la luce proveniva da dietro di me , evitando rischio bruciature delle zone luminose. L'allungamento delle ombre rende la foto più piacevole .
- le famose curve di Freeman ( schiena ed albero curvo )

Non mi sembra invece azzeccatissimo il contrasto un po' eccessivo , ma è questione di gusti. E , ora che guardo meglio, il paletto verde sembra che esca dalla schiena del bimbetto.
Aspetta un attimo... accidenti, gli ho anche tagliato le mani ! Beh ora smetto di guardare la foto , altrimenti annullo il post intero ....

Insomma si poteva far meglio... ma questo si sa, è quasi sempre così... a me interessa spiegarti  lo scatto     e darti ( nei limiti della mia  esperienza dilettantesca  ) qualche dritta.

Ecco i dati del file  :

diaframma  f/5,6
tempo 1/30 di secondo
distanza focale 55

Non ho  usato il treppiedi per scongiurare il mosso, ed è stato un errore ( sono un collezionista di sbagli ) dato che ormai la luce ambientale era bassa. Infatti se ci fai caso la nitidezza del soggetto occhialuto non è al massimo. Se non ricordo male ho " trafficato " un po' con la post-produzione per migliorare la qualità. Vale comunque sempre la regola : se non parti da uno  scatto decente , non si fanno poi i miracoli. In realtà , con il mio obbiettivo, ormai so che il tempo di 1/30 di secondo è il limite per non trovarsi l'immagine mossa. In realtà ricordo che c'è anche una regola , quella del reciproco della lunghezza focale :

se lunghezza focale 50mm allora  il tempo di apertura  utilizzabile a mano libera: 1/50
e via così, modificando la lunghezza focale cambia il tempo di posa di conseguenza.

Siccome però la mia Canon ha il sensore APS-C  , interviene il  fattore di crop a rompere le scatole ,  per cui la formuletta diventa

 lunghezza focale 50 è in realtà 50 x 1,6(fattore di crop) = 80  --> tempo di posa è 1/80

Ed ecco che io, avendo usato 1/30 di secondi , ho fatto diminuire la nitidezza dello scatto, perchè l'otturatore è rimasto aperto per troppo tempo.

A proposito di treppiedi , a costo di pelarmi le dita sulla tastiera a furia si scriverlo, se ti piace fotografare paesaggi o in ambienti non tanto illuminati ma senza flash, non c'è altra soluzione :  il treppiedi dà sempre la massima qualità dell'immagine.  Non lo dico io, naturalmente, ma è una soluzione consolidata e mille volte già provata da altri : è vero che i sistemi di stabilizzazione dell'immagine ( in obbiettivo o in fotocamera, a seconda dei modelli ) sono molto efficaci, ma non raggiungono la qualità che offre l'uso del treppiedi. E poi... diciamolo... fa molto professionista !


giovedì 26 gennaio 2017

grandangolo estremo !


Questa foto è stata scattata alcuni giorni fa in val Trebbia, poco dopo il paese Bobbio. La giornata, pur essendo con clima rigidissimo e cielo variabile, mi ha fatto un brutto scherzo : l'aria non era affatto tersa e limpida come ci si aspetterebbe dal clima invernale ( c'erano circa 2 gradi , 2 come le dita che mi sono cadute in terra dal freddo), anzi... l'aria era " spessa " come quando in estate si verifica un breve temporale e poi torna il sole . In effetti il file di partenza per poter poi ottenere questa immagine era ben peggio del risultato finale ( peraltro non eccelso) proprio per la presenza di una dominante cromatica bluastra che ancora si vede sulla destra e in lontananza a sinistra. Beh, insomma, prima era peggio.

Ma il motivo per cui ho postato la foto presso i meandri del Trebbia a  Brugnello ( che è il paesino la cui chiesa si intravvede in vetta ) anzi, i motivi, sono 2 :

a- volevo mostrare una meraviglia naturale
b- volevo sprecare due parole sui super grandangolari

il primo punto l'ho quasi raggiunto , diciamo che avessi avuto la luce con angolazione diversa avrei potuto mostrare meglio il colore verde-blu fantastico dell'acqua dov'è più profonda.

il secondo punto direi che è centrato... come puoi vedere tu stesso, nonostante questa foto non sia il risultato dell'unione di più fotogrammi, l'area abbracciata è a dir poco enorme.
Ma non solo ..... spendiamo due parole sugli obbiettivi grandangolari molto spinti : il mio è un obbiettivo con focale variabile da 10 a 18 mm , il che significa che, in termini di equivalenza, moltiplicando il fattore di crop della mia rflex ( 1,6 )  x i due valori otteniamo 10x1,6   e 18x1,6 ( che sono la  focale reale di questo obbiettivo ) . Il nostro occhio ha circa la focale 50mm, di conseguenza questo grandangolare è molto spinto, anche se c'è di meglio in commercio.

La prima sensazione che dà un utilizzo di grandangolare , le prime volte , è quello di allontanare e rimpicciolire la scena. E' vero, ma non è proprio tutto lì.  In realtà  una proprietà non immediatamente evidente è quella di rendere gli oggetti , rispetto alla fotocamera, più lontani fra loro. Provare per credere....

Mettiamo di avere un albero a 20 metri dalla reflex e un altro a 40 metri dalla reflex. Una foto col grandangolare farà apparire  il primo albero, mettiamo, a 30 metri , mentre il secondo a 80  metri ( questi numeri sono fittizi , ma danno l'idea del tipo di effetto che danno questi obbiettivi ). Per capire ancora meglio, ti dirò che i teleobbiettivi raggiungono il risultato perfettamente inverso ( quindi i nostri alberi sembreranno a 10 e 12 metri , sempre approssimativamente ) ossia, come si dice , comprimono la scena . I vari  piani  verticali virtuali  su cui giacciono gli oggetti si avvicinano uno all'altro.

Per questo motivo, generalmente, non conviene affatto usare i grandangolari per fare ritratti e primi piani :  anche il più bel volto si troverà fotografato con un nasone lungo che punta verso l'obbiettivo.

A rovescio, un muso di cane da caccia ( sto facendo un esempio estremo) potrebbe risultare esaltato da questi obbiettivi dalla focale ultracorta, perchè il suo bel musone risulterebbe veramente predominante nella foto , ma stiamo parlando di un cane, non di una modella !

La foto di questo post è stata scattata con tempo di 1/60 di secondo , f/8 ma soprattutto volevo dirti che , con la focale che ho impostato a 10 mm , non ho neanche guardato dove ho messo a fuoco.

Questo è un bel vantaggio... l'immediatezza del momento : accendi la macchina, punti , metti a fuoco e scatti, senza troppi pensieri riguardanti cosa focalizzare perfetamente.

La focale particolare, così corta ,  ti permette di perdere poco niente tempo   per mettere a fuoco, perchè di fatto è tutto praticamente sempre a fuoco. Ancora si rivela essere , come se non fosse ormai chiaro, proprio il contrario del teleobbiettivo, con cui si può isolare il soggetto, nella foto, sfocando il resto della scena.

Già, e spesso sono sfocate per sbaglio anche certe parti del soggetto ! è la caratteristica della focale molto lunga : la profondità di campo ( vedi il post la profondità di campo e DOF master    
diventa talmente ridotta che è facile sfocare troppo e coinvolgere parte del soggetto.

Beh, con una focale tipica del grandangolare spinto una cosa del genere è quasi impossibile , specie nei paesaggi posti ad una ragionevole distanza, avere solo parte della foto a fuoco.

C'è ancora qualcosa che devo dirti, anzi... due o tre :

il polarizzatore : per le caratteristiche dei grandangolari, io ci andrei cauto : spesso i polarizzatori danno delle dominanti oppure striature sgradevoli. Non è facile dirti quando succede, dipende tutto dalle angolazioni delle lenti rispetto al sole e probabilmente da altri fattori che non si verificano sempre. Da parte da mia, ho smesso di usare il "pola"  col grandangolo, dopo alcuni disastri.

La scena : la composizione in una foto col grand. risente del fatto che tutto sembra lontano dalla reflex, quindi...davanti a te c'è il vuoto. Il vuoto va riempito, con 2 vantaggi :

a- chi guarda la foto ha un'idea delle dimensioni e dell distanze
b- la foto non ha quella carenza di forza tipica invece delle fotografie scialbe

il punto b è molto importante. Bisogna sempre avere un " qualcosa " vicino, anche se poco importante, ed un resto più lontano. Tipico, ad esempio, il segnale del pericolo canguri  lungo il rettilineo stradale  desertico in Australia.

Nella mia foto qua sopra non c'è alcun elemento in primo piano, ma solo in apparenza : nel gioco delle distanze, le piante dalle foglie secche, oltre a formare una specie di cornice, sono molto più vicine alla reflex rispetto al resto della scena. E questo è un riempimento dell'immagine, anche se non evidente . Certamente una ringhiera o un ramo riempivano meglio la scena.

Prima di salutarti ed invitarti ad esprimere osservazioni o a chiedere chiarimenti , volevo precisare che la versione finale della fotografia è stata assistita da un software per aumentare la gamma dinamica del sensore, ossia in certa misura è una foto HDR. Ma di questo parlerò altrove.....
ciao, ti aspetto

martedì 24 gennaio 2017

ecco perchè bisogna esporre a destra


Vedi questa foto ? questa è un'immagine con un errore clamoroso che non dovevo commettere.

guarda bene la parte sinistra  dopo averla un po' ingrandita :  la qualità dell'immagine è bassina, con presenza di molto rumore (si vede meglio nella chiglia scura della nave) .  Quindi, alla fine, l'immagine nel suo complesso ne risente se viene "zoommata " un po'. Evidentemente questo non va bene .

Ma cosa ha causato questo degrado della qualità ? per spiegarmi bene ( o quasi ) devo prendere il discorso alla lontana :

i sensori delle macchine fotografiche non hanno la stessa capacità di adattamento dei nostri occhi alle varie intensità di luce che ci sono nelle scene :  purtroppo hanno una "gamma dinamica" più ristretta.

In parole più semplici , vorrebbero occhiali da sole di giorno e proiettori di notte, ma siccome non li hanno , vengono facilmente abbagliati in pieno sole e non vedono quel che guardano di notte.  La conseguenza di questa mia precaria spiegazione è che  quando fotografi una scena ad alto contrasto mandi in crisi il sensore che ti resituisce, a tua scelta , o una foto troppo chiara con probabilmente le parti chiare addirittura  "bruciate" ossia prive di informazioni circa il colore , o una foto troppo scura
( anch'essa con parti prive di informazioni).

Conseguenza della conseguenza è che quando con software di fotoritocco tenti di regolare la luminosità delle varie aree della fotografia , per compensare un po' le parti troppo scure o troppo chiare, il software fa cilecca , ossia non riesce a " salvarti " la foto.

Nel caso qui sopra, il fotogramma originale aveva tutta  la parte sinistra ( più o meno dalla prua della nave in poi, verso sinistra ) troppo scura e quindi la nave era quasi " in silhouette" cioè visibile solo in sagoma nera .  Quando ho cercato di schiarire la zona scura è emerso il rumore quasi subito. Il rumore, alla fine, non è altro che una sgranatura a colori e/o bianconera della zona. Se è a colori si formano ( zoommare per vedere, specie lo scafo della nave nella zona vicino al riflesso rosso  ) delle macchioline colorate in tricromia che non riesci più ad eliminare definitivamente.

Come avrei potuto rimediare, al momento dello scatto?

essenzialmente ci sono due metodi, il primo si può usare in caso di contrasti tutto sommato  non eccessivi, il secondo funziona sempre ma è più laborioso.

Primo metodo

esporre un po' più a destra. Questo significa che il grafico dell'istogramma dovrà essere spostato più verso destra rispetto alla sua posizione " canonica " centrale : questo si ottiene compensando in positivo l'esposizione al momento dello scatto. Quindi, dopo aver guardato l'esposimetro, faccio in modo che l'indicatore sia un po' più verso destra ( EV positivo ) stando però molto attento a non sovraesporre, altrimenti ci saranno le aree più chiare "bruciate" ossia senza informazioni sul colore.

Quando si espone un po' più a destra si ha il vantaggio che poi ricavare particolari e dettagli dalle zone scure produce molto meno rumore ! pare infatti che i sensori ( è anche ovvio ) catturino molto più dettaglio nelle aree chiare delle scene, quindi bisogna cercare di schiarire le zone scure per non dover lavorare in post-produzione, col rischio di incrementare il rumore che si genera schiarendo le zone molto scure. A me è proprio capitato di incrementare il rumore nella zona più nera !

Secondo metodo

Purtroppo il primo metodo, lo dico a mia parziale  discolpa, non è attuabile nella foto del porto perchè  i contrasti fra parti in luce ( fabbricati bianchi, lampioni, luci provenienti dall'interno delle finestre ) e parti buie è elevatissimo , ossia siamo di fronte ad una foto a davvero  alto contrasto : se avessi semplicemente " compensato " l'esposizione aumentando la luminosità generale della scena, mi sarei trovato con le zone  luminose bruciate all'inverosimile ( ricordo che quando un'area della fotografia è bruciata significa che il tuo computer si troverà privo di dati da elaborare e pertanto il photoshop di turno , quando cercherai di scurire quella zona, invece di renderla meno luminosa la porterà verso il grigio. E una luce grigia non è proprio fotogenica...) .  Allora bisogna studiarne un'altra ...la soluzione è quella di scattare almeno 2 foto , impostando la compensazione dell'esposizione nella prima immagine per le parti luminose e nell'altra per le parti meno luminose . Nel caso del porto, la foto idonea per le luci deve essere mooolto sottoesposta , perchè le luci sono dei punti mooolto luminosi. Ovviamente non si deve arrivare a rendere un proiettore alogeno simile ad una candela, però.... quasi... ! C'è anche da dire che il nostro occhio, in una condizione simile a quella della foto del  porto, ammette il forte bagliore per le fonti di luce , proprio in contrasto con l'oscurità. Insomma...si tratta ancora una volta di fare un po' di pratica e regolare opportunamente la compensazione dell'esposizione. Una volta effettuati i 2 scatti ( che devono essere identici per quanto riguarda inquadratura, tempi eccetera, variando unicamente l'esposizione  e quindi vanno eseguiti con treppiedi )  occorre dare in pasto i files ottenuti a photoshop o ad un programma simile che sia in grado di gestire le cosiddette " maschere " . Dall'elaborazione in post produzione si otterrà l'immagine finale che è , in sintesi, una fusione fra i due scatti. Perchè non ne parlo compiutamente  ora con te? beh... trovo questo post già lunghetto e farcito anche troppo di particolari. Ne parliamo in un nuovo post...






mercoledì 4 gennaio 2017

Effetti di ISO, diaframma e tempi sull' immagine




Eccoci alla tripletta che probabilmente mette più in crisi i principianti, per cui vorrei cercare di farti chiarezza in modo rapido , sempre che ce ne sia bisogno, dividendo  gli argomenti anche se, quando hai la macchina in mano, ISO diaframma e tempi sono collegati.  Partiamo dagli ISO : la regola è che  quando puoi  devi tenere le impostazioni ISO della reflex più basse possibile, 100 o anche meno se la fotocamera ha questa possibilità . Questo per evitare la formazione di rumore nella foto (una specie di grana colorata fine ma visibile) . Ma gli ISO permettono di aumentare la capacità del sensore di fissare la luce ambientale e quindi, non potendo farne a meno,  a volte si devono alzare i valori ISO, contando sul software della fotocamera per contenere il rumore. In questo senso sono stati fatti passi da gigante. Certe volte è inevitabile alzare gli ISO perché ciò contribuisce a ridurre il tempo di apertura di cui ora ti parlo .
Il tempo di apertura : come sai può variare da qualche millesimo di secondo a molto di più, anche un ora.  Variare il tempo di apertura dell' otturatore serve ad ottenere due cose : modifica della quantità di luce che colpisce il sensore e quindi variare la luminosità della scena,  e /o creare effetti nell' immagine. Per questo risultato è indispensabile la presenza di qualcosa che si muova nella scena, ad esempio :
- onde del mare
-aerei in volo
- scie di fumo
- mezzi e persone che passano
- zampilli di fontane
- auto in corsa
Naturalmente l' esperienza e alcune provvidenziali tabelle reperibili in rete, nonché le caratteristiche dell' obbiettivo (ossia se è buio o luminoso) aiutano a impostare i tempi adatti per particolari effetti. Certo, fare una foto ad una lumaca con la scia richiede tempi di esposizione ben diversi da una foto con la moto da corsa che ti passa davanti.... Tuttavia è sempre un gioco di tempi.  Sopra dicevo che un tempo lungo fa entrare più luce sul sensore e questo non va mai dimenticato altrimenti la foto con la scia della moto rischia di diventare chiarissima.  Un problema di questo tipo si risolve mettendo davanti all' obbiettivo un filtro scuro. In questo modo il tempo lungo non abbaglia il sensore.
Apertura del diaframma :
La premessa è che più il diaframma è aperto e più entra luce, come col tempo di apertura lungo. E viceversa. Ma non solo...il diaframma molto aperto ti fa mettere a fuoco solo il piano della scena su cui appunto hai messo a fuoco. Davanti e dietro al piano invece c'è la scena sfocata.  A rovescio, un diaframma molto chiuso tende a mettere a fuoco in profondità (da cui il nome 'profondità di campo') e quindi sia gli oggetti vicini sia quelli lontani saranno bei nitidi.  Questo è il succo. Ma non solo.... Il diaframma chiuso facendo passar poca luce al sensore, fa allungare i tempi di esposizione, altrimenti la foto verrà scura, e viceversa. Infine... Un consiglio dedotto dagli articoli di recensione degli obbiettivi : la maggior qualità e nitidezza dell' immagine si ottiene con valori di diaframma intermedi, quindi evitando la chiusura e apertura massime. Quindi... Quando puoi, evita specialmente la massima chiusura, che genera pure altri disturbi alla scena (uno è la diffrazione che provoca caduta di nitidezza) . Generalmente, per paesaggi, si sta fra f /5.6  e f /16, poi ovvio... Si può sempre provare e ogni obbiettivo ha caratteristiche diverse da un altro.
Per collegare bene ISO, diaframma, tempo, leggi il post 'l' esposizione ' ,che è il risultato della loro combinazione. 

Per quanto riguarda la foto di questo blog ( una conchiglia sporca di sabbia ), puoi vedere che la parte a fuoco è ridottissima. Questo perchè c'è un altro fattore che influenza la profondità di campo, oltre all'apertura del diaframma : la distanza focale.  La distanza focale, in estrema sintesi, corrisponde a quanto " tiri " il tuo zoom oppure se si parla di un obbiettivo fisso coincide con il numerino scritto sull'obbiettivo dopo la " f/...". Siccome è sempre un po' problematico far corrispondere numeri alla realtà a cui siamo abituati, ti dico che una focale di f/50 corrisponde più o meno alla visione dei nostri occhi.
Quindi un f/18 corrisponde ad una visione alquanto grandangolare, mentre un f/200 è senz'altro un valore di un teleobbiettivo. 18 e 200 sono i valori della focale.
La foto della conchiglia è stata fatta con una focale apparente di f/35 : in realtà l'obbiettivo era stato allontanato dalla reflex di circa 20 cm grazie a dei tubi di prolunga ( un argomento interessante per le foto super-macro di cui parlerò in altro post ) e quindi " ad occhio " posso dirti che questa conchiglia, piazzata a circa 10 centimetri dalla macchina fotografica, è stata fotografata con una focale che non so quale valore abbia ma sicuramente superiore  a f/200 !
Siamo quasi nel campo dei microscopi, dal quale mi ritiro con deferente ignoranza...



Se hai commenti, non esitare a scrivermi sul blog.

domenica 1 gennaio 2017

Raw , jpeg,dng

Eccoci qui... Quante volte hai sentito o letto questi acronimi, chiedendoti il loro significato? Beh... No... Jpeg è stra-noto  mentre raw e dng molto meno. 

 Se cerchi su internet trovi montagne di spiegazioni su raw e dng, più o meno precise, perciò ho pensato di fare io la fatica per te è sintetizzare al massimo la spiegazione, fermo restando per te che puoi sempre un domani approfondire l' argomento su siti specializzati di maniaci che ti insegneranno per varie ore.  Qui, invece, una sintesi : scatta in raw, salva in dng, sviluppa in jpeg.   Chi? Cosa? Ok ok mi spiego... 

Raw vuole dire grezzo.  Scattare in raw significa avere un file di circa 20-25 Mb per foto. Significa anche file non compresso, significa anche una bella massa di informazioni sull' immagine che con il formato jpeg te la sogni.  Detto in altre parole, ascolta la mia conversione dal jpeg al raw : avevo fatto una foto ad un ponticello in pieno giorno. Con il contrasto del sole, sotto alla volta del ponte c'era un gran buio.  Ma modificando i parametri di regolazione dell' immagine col computer(non sto parlando di fotoritocco, ma solo di regolazioni di dati  già presenti nel file immagine) ecco il miracolo : sotto alla volta del ponticello è sparito il nero e si vede tutto!  Questa specie di miracolo non è possibile con il formato di immaginare jpeg.  

Bene, non tutto è fattibile , diciamo che il recupero, in positivo o negativo, è uno stop o due rispetto all' esposizione di scatto. Quindi non si può esagerare col recupero di foto troppo chiare o scure però la differenza è notevole. 

Fra l' altro scattare in raw ha un altro vantaggio, ossia il poter usare una serie di software, a pagamento o free, per sistemare i vari parametri dell' immagine proprio come fosse quasi uno sviluppo di pellicola. 

Ad esempio con il plug-in Camera raw collegato ad Adobe Photoshop,  si modificano vari parametri fra cui : il nero, il bianco, le luci, la nitidezza, la saturazione, la vividezza, la tonalità, il disturbo cromatico e di luminanza, il bilanciamento del bianco ed altri che non cito ma molto importanti per migliorare le immagini. 

Sinceramente, già il fatto di poter regolare il bilanciamento del bianco al computer è un vantaggio rispetto al formato jpeg talmente rilevante da farmi preferire il raw. Pensa a quante volte hai ottenuto ritratti con facce verdi o blu anziché del colore naturale della pelle....  E dopo questa brevissima trattazione del raw ,due parole sul formato dng. 

Devi sapere che ogni camera professionale ha un suo formato raw. Ogni grande casa ne ha quindi
 ' inventato ' uno diverso da altri. Quando la tua reflex avrà circa 10 anni userà una versione raw vecchia,  superata e soprattutto... Non più supportata dai software di fotoritocco. 

Questo è gravissimo. Quindi adobe ha diffuso gratuitamente un software di conversione dei file raw in dng, un formato non proprietario,  universale e si spera, immune dalle modifiche che verranno apportate al formato raw.  Questo software si chiama   dngconverter   e ti consiglio caldamente di utilizzarlo per il backup dei tuoi raw,  in modo da poterli riaprire anche fra trenta anni... 

Fra l' altro, il dng è un file lievemente più piccolo dell' equivalente raw ed ingloba tutte le info del file originale, settaggi e regolazioni comprese, senza perdere nulla per strada. Siccome il prezzo degli hard disc è basso, cosa aspetti a fare il passo ?

Sul jpeg c'è poco da dire... è snello, occupa quindi poco spazio nei computer , si apre in fretta e viene elaborato senza problemi anche da computer vecchi, senza aspettare lunghi secondi per vedere l'effetto delle regolazioni che esegui alle tue immagini. 

Ma c'è qualche problema, in aggiunta a quel che dicevo più sopra a proposito del bilanciamento del bianco e del recupero delle zone scure : hai mai notato? se continui ad aprire, modificare e richiudere un'immagine jpeg, il file diventa sempre più piccolo ! Ciò accade perchè il jpeg è un formato con " compressione in perdita di qualità " e quindi ad ogni modifica perde informazioni. 

Tu capisci che per un fotografo alla ricerca dell'immagine di qualità uno scherzo del genere non va tanto bene.... 

Quindi, riassumendo : scattare in RAW nativo della tua reflex , poi elaborare il file per "tirarci fuori " il massimo, poi salvare la versione definitiva della foto in jpeg ( impostandone la qualità al massimo , ossia il livello di compressione al minimo ) ed infine fare una copia di backup di tutti i raw convertendoli in dng , prima di duplicarli su un hard disc "sacro " di duplice backup ( non si sa mai, io faccio così ma c'è gente meno sfigata di me ....)

Ti ricordo , infine, che qualsiasi modifica tu faccia al raw o al dng NON provocherà alterazione permanente del file uscito dalla reflex. Per questo viene definito " negativo digitale ". 

Ciao ciao, aspetto eventuali commenti !

La profondità di campo e dof master





In teoria, quando metti a fuoco su un certo soggetto, diciamo a 5 metri da te, metti a fuoco tutta la parte di scena a quella distanza, mentre ciò che è più vicino o lontano rimane più o meno sfocato e meno nitido, essendo fuori dal piano su cui hai messo a fuoco. Questa la teoria che però si può distorcere nella pratica ricordando che esiste la profondità di campo, ossia una zona più o meno profonda, rispetto al piano con il soggetto a fuoco, che può anch' essa essere nitida.
Ma non sempre : dipende da due fattori che sono la distanza focale e l' apertura del diaframma.

Nello schema qua sopra ho indicato con le due linee rosse tratteggiate un'ipotetica zona in cui ciò che ricade risulterà a fuoco, quindi solo una delle tre sfere.

La regola è che la massima profondità di campo ( ossia allontanare la distanza fra le due linee rosse )  si ha con distanza focale molto corta e diaframma molto chiuso. Ma non è finita qui!  C'è un modo, che si dice 'usare l' iperfocale ' per massimizzare la profondità di campo in modo da aver nitido da molto vicino alla fotocamera fino all' infinito.

Questo è molto interessante per i paesaggisti che spesso, inebriati dalla scena davanti a loro, vogliono assolutamente trasmettere a chi osserverà la loro fotografia tutti i dettagli della scena, da vicino alla reflex fino all'orizzonte. 

 Penso che il modo più rapido per diventare pratico di questo argomento sia semplicemente scaricare l' app gratuita dofmaster, per Android, e giocarci un po'.  


L' app ha un chiarissimo schemino grafico con cui si capisce se tutto è a fuoco oppure solo una fascia di certa profondità. Consiglio di usare questa app( o una simile ) ,  in quanto il suo utilizzo  è veramente semplice : occorre  inserire il modello della propria fotocamera, la distanza focale, il diaframma, la distanza fra soggetto a reflex ( ossia dove stai mettendo a fuoco ).

Giocando con dofmaster , che alla fine è un simulatore di profondità di campo, vedrai quest'ultima passare da , ad esempio mezzo metro di profondità fino all'infinito, in relazione all'apertura del diaframma e, come dicevo prima alla distanza focale. Quest'ultima la puoi leggere , essendo stampata sulla scala dell'obbiettivo.

 L' app ti restituisce le info per capire subito  che tipo di foto hai fatto, se tutta nitida o solo in una fascia di profondità.  Mi fermo qui, sottolineando che, ancora una volta, in fotografia le regole non  son regole e non è affatto detto che un' immagine tutta perfettamente a fuoco sia una bella foto...