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giovedì 7 settembre 2017

il faro - nel suo ambiente




Come avevo scritto nel post " il faro " ho pensato di inserire anche questa foto, dalla visuale più ampia - e quindi distanza focale ridotta - perchè intanto la luce sprigionata dalla lampada è piacevole, e pure il riflesso nell'acqua. Peccato aver dovuto usare anche questa volta una lunga esposizione che ha appiattito le onde e disperso buona parte dei riflessi : fa più pensare ad un quadro che ad una foto ....

Se guardi con attenzione il perimetro della fotografia vedrai una sottile linea di colore e spessore diverso ... Ne approfitto per parlarti dell'orizzonte nella foto di paesaggio : se fai una foto al mare , sii certo che la macchina sia " in bolla " oppure con il computer raddrizzala. Se non lo fai, un'osservatore se ne accorgerà immediatamente ed in senso negativo. Io ho adattato una minilivella , roba da 4 soldi, e l'aggancio alla slitta del flash. O meglio : dovrei far così ma siccome sono pigro oppure di fretta ( non è vero, sono pigro ) mi trovo spesso a dover raddrizzare le foto con il computer e poi occorre ritagliare via quelle linee perimetrali di cui ti parlavo prima ( che invece in questa foto ho lasciato ).

ciao

il faro


Questo faro, posto su un grande scoglio all'estremo sud della Sardegna, è stato fotografato appena dopo il tramonto e ciò è riscontrabile dai riflessi del cielo arancione nelle finestre.

La nitidezza non è eccezionale, lo so, c'è un paio di motivi validi :

- la fotocamera, fissata sul treppiedi, era a circa 1,4 km dal soggetto
- vento sostenuto per tutti i sacrosanti tentativi di scattare
- aria umida tipica dell'ambiente marino poco prima che faccia notte

Ok, i motivi erano tre e non due....

Naturalmente la Canon era fissata al treppiedi e, causa vento, quest'ultimo l'ho tenuto più basso possibile, cioè la macchina era a circa 50 cm da terra se non meno, alla ricerca della stabilità.

Siccome l'esposizione è stata lunga, il mare ( che in questa foto "croppata" ossia ritagliata si vede appena appena ) sembra calmo mentre era abbastanza agitato : è l'ovvia conseguenza del tempo di apertura lungo.

Per poter riottenere l'immagine che vedi, effettivamente molto simile alla realtà, ho dovuto trafficare non poco con la post produzione : infatti questo è uno degli ultimi scatti ( numerosi) effettuati per cercare di annullare il mosso del vento e delle vibrazioni sul treppiede, per cui il sensore si è via via scaldato, dimostrando - nel RAW sfornato dalla macchina - un bel po' di fastidiosissimo rumore di crominanza (= macchie tendenti al magenta o al verde ) specialmente nel cielo e nel mare.

Alla fine ti trovi davanti ad un bivio : o ti tieni il rumore nel colore, generato dalla temperatura del sensore, oppure pasticci un po' con le levette e manopole dei software per la riduzione del rumore e aumento della nitidezza, fino a che il risultato sia accettabile. E questo, più o meno, è stato fatto per migliorare la foto.

Non ho molto altro da aggiungere : mi sembra che il punto forte della foto sia la stella luminosa sprigionata dalla lampada, ma anche proprio il riflesso arancione dell'ultima luce nelle finestre.

Più che una foto paesaggistica direi che è un...ritratto !  Per questo aggiungerò un altro post dove il faro sia un po' più disperso nel contesto.

Ecco i dati tecnici dello scatto  :

ISO 100
APERTURA DIAFRAMMA F/5.6
TEMPO APERTURA 20 "
TREPPIEDE   SI
LUNGHEZZA FOCALE 190MM
OBBIETTIVO  SIGMA 70/300 NON STABILIZZATO


martedì 22 agosto 2017

desaturarazione creativa


Questo scatto è stato eseguito più o meno nello stesso posto e orario di quello del post (questo)  sul tramonto in Sardegna.  La differenza sostanziale è un'energica desaturazione di vari colori tra cui fondamentalmente i verdi e gli azzurri. Sono contento però : la foto - secondo me - non è è troppo innaturale , sembra semplicemente che il fondale sia di sabbia grigia e che l'acqua si sia appena ritirata.

L'osservatore viene attirato a guardare fondamentalmente gli scogli e la loro luce !

DATI DELLA FOTO :

vedere ancora il post che ho già richiamato sopra. Cambia solo la focale,  in questo caso ridotta unitamente al fatto che non ho fatto quasi alcun crop allo scatto originale.

Tramonto polare... no, polarizzato , no tutto sbagliato o quasi




Questo paesaggio marino preso poco prima che il sole tramontasse , sulla costa sud della Sardegna, ha un piccolo segreto : l' uso del polarizzatore per enfatizzare la limpidezza dell' acqua in primo piano.

E'inutile illudersi : l'acqua non è per niente limpida !  Più avanti spiego perchè.

È una foto in un certo senso difficile, perchè il polarizzatore rende al meglio quando il sole è alto nel cielo. Quindi non è stato facile trovare dove piazzare il treppiedi, perchè è dipeso anche dall 'orientamento della reflex per ottenere un po'di effetto residuo di polarizzazione.  In questo modo ho tolto almeno parte dei riflessi, lasciando vedere il fondo e aggiungendo quindi un ulteriore colore nella foto, ossia l' azzurro / verde chiaro . Fra l'altro verso sera certe posizioni sono vietate perchè l'ombra del treppiedi e del sottoscritto finiscono nella scena :-)  .


Inoltre ho voluto dare più atmosfera allo scatto aggiungendo all' obbiettivo un filtro grigio uniforme per rallentare il tempo di scatto : in questo modo l acqua appare con il 'bordo ' contro le rocce sfumato e le piccole onde scompaiono quasi.  Mi è però rimasto il dubbio se il risultato senza filtro sarebbe potuto esser migliore, però il forte vento ha impedito per precauzione di trafficare con i filtri sugli scogli...togliere e mettere accessori era davvero un problema.

Ecco , finita la spiegazione ora il gioco è capire dov'è l'errore , ma immagino tu ci sia già arrivato :

l'acqua non è affatto limpida nella foto perchè il tempo di esposizione è stato eccessivamente lungo : il vento unito al tempo lungo (ad una certa ora la luce comincia a scarseggiare ) hanno trasformato la superficie del mare fra gli scogli come un qualcosa di vagamente fumoso.

Il vantaggio di togliere i riflessi all'acqua  e quindi far intravvedere il meraviglioso fondale è stato annullato quasi completamente proprio dalla somma tempo lungo+filtro grigio ( = ancora più tempo di esposizione ) .

In definitiva questa foto si salva per un pelo grazie alla palette dei colori, alla luce calda e a quelle poche zone dove vedi il fondale.

Non si finisce mai di imparare....oppure a volte non si riesce a pensare !

DATI DELLO SCATTO :

treppiedi : si
diaframma : f/13
tempo : 2 secondi
ISO : 100
accessori : polarizzatore + filtro ND grigio  ( penso 2 STOP, non ricordo)
distanza focale : 34mm
obbiettivo : sigma 17/70

mercoledì 7 giugno 2017

nel posto giusto, al momento giusto, con la luce giusta




Beh si, il titolo del post è l'estrema sintesi della foto che stai  guardando.

Se vai in quel piccolo areoporto di campagna , anche ripetutamente, anche in diversi orari, non vedrai quel panorama fantastico che ho avuto la fortuna di fotografare.

Ci sono stato mille volte e quel giorno ero sul posto per vedere se c'era fuori dall'hangar qualche aereoplano da turismo da fotografare.

La reflex è sempre sul sedile e il tempo così variabile, in effetti, mi ha fatto intuire la possibile occasione fotografica.

E' una foto che mi piace molto anche se, come in tanti miei scatti, una componente di fortuna mi ha aiutato:    in effetti mi ero concentrato inizialmente sul cielo variegato e potente, sulla luce bassa
 sulla sinistra, tipica dei climi post-temporaleschi di primavera.

Non avevo affatto pensato alla poesia che avebbe introdotto nella scena la manica a vento, grazie anche al contrasto cromatico del rosso nei confronti del resto dell'immagine , e grazie alla luce dorata che illumina la parte sinistra del palo.

Se togliessi la manica a vento, la foto perderebbe  almeno metà della sua bellezza no?

Non ho altro da aggiungere : in post produzione mi son limitato ad un pizzico di nitidezza in più, un ritaglio e lieve spostamento della gamma colori per riprodurre meglio il fantastico tramonto che avevo visto.

Anzi una cosa da aggiungere ce l'ho : se non bastassero i nuvoloni e gli squarci di luce, la tensione della manica a vento dà l'idea esatta del maltempo sfiorato...

DATI DELLA FOTO :

treppiede : NO
tempo : 1/60 "
diaframma : f/11
lunghezza focale : 17
ISO : 100

giovedì 18 maggio 2017

chiesenel di rivergaro


Ciao, rieccomi. Non vedevo l'ora di " buttar su " questa immagine.  Non è eccezionale come qualità, se guardi con attenzione il cielo in basso a sinistra puoi intuire che ho pasticciato un po' con software di grafica per far sparire qualcosa.

Indizio : il titolo del post.

Indagine : cosa invade il cielo ?

Epilogo : dannata ENEL ... tra la siepe e la chiesetta nella realtà c'è un lampione ( ok , mi arrendo, ormai fan parte dello scenario ) ma soprattutto c'è il solito palo CAC dell'ENEL a cui arriva un bel trefolo di fili elettrici, i quali sono poi smistati in altra direzione.

Forse, un giorno lontano, avremo tutta la rete elettrica e telefonica nel sottosuolo, per ora no di certo e quindi ho trafficato non poco per far tornare la scena ad un aspetto meno "invaso" di tecnologia. Ahh, orrore, vedo proprio ora che non ho tolto le ombre sul tratto stradale....si vede più di un'ombra  dei cavi sull'asfalto.

Per togliere dalla foto elementi scomodi si utilizza principalmente lo strumento " timbro " di programmi simili a Photoshop & soci . Non entro nei dettagli ma è abbastanza semplice da usare, quasi un gioco con cui si possono anche aggiungerre effetti , clonazioni ecc. ecc.  Ci vuole un po' d'occhio e allenamento per non esagerare coi ritocchi. Se poi hai fretta, non è la giornata giusta. Si, come hai capito, io avevo molta fretta .

Poi cos'ho fatto? ho desaturato un po' l'immagine, per portarla alla mente come una foto di un paio di decenni fa o anche più : ho raffreddato i colori ed eliminato quasi del tutto arancioni e rossi. Ho aumentato il contrasto . Insomma ho finto che sia una vecchia immagine analogica.
Ancora, ho aumentato la " scoloritura " dei cartelli stradali che erano comunque già molto sbiaditi,
per non distrarre dai colori della tavolozza fredda che avevo deciso di usare.

Sai cosa manca, a parte un po' di precisione nel ritocco ? manca un'auto d'epoca o una vecchia corriera, per completare il tuffo nel passato....

Non è stato facilissimo questo scatto, l'ho dovuto ripetere 5 volte : cielo sempre troppo bruciato oppure il fronte della chiesetta troppo scuro. Poi a casa ho tenuto buona la fotografia che più mi sembrava bilanciata, così sono riuscito a schiarire il fronte del fabbricato che era in ombra senza che apparisse rumore e senza che il cielo andasse in sovraesposizione.

Ultimo tocco, non tanto visibile ad un primo esame sommario - almeno penso - è un po' di vignettatura che rende l'immagine più romantica e retrò.

Ecco i dati tecnici :

- modalità : priorità diaframma , come quasi tutte le mie foto.
- treppiedi : no ( mi sono appoggiato lateralmente ad un palo della luce, prima di segarlo alla base   )
- iso : 100
- tempo : 1/45 secondo
- diaframma : f/13
- lunghezza focale : 17 mm

Nota: sono un po' incerto sul valore del tempo di scatto che mi sembra un tempo molto lento in funzione della luce. Tuttavia, se avevo fatto la misurazione  della luce sul fronte del fabbricato, tutto si spiega.

Ciao!










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mercoledì 17 maggio 2017

Ordine e metodo





Ok, ok, il titolo è ironico. Pulire questo locale mica tanto. Lo so bene perchè è il soggiorno  di casa mia.
Questa foto , permettimi la vanità, per me è proprio bella  : ha la nitidezza tipica del b/nero ( anche se ho usato un minimo di tendenza al "seppia ".

E poi è un'immagine che fa perdere gli occhi dell'osservatore in giro per la scena, cosa che può far pensare ad una carenza di soggetto, ed invece finora nessuno mi ha denigrato questa foto perchè , diciamo, è una delle varie modalità per impressionare un osservatore : o metti un soggetto forte, oppure tanti soggetti di pari forza, oppure vai di texture , oppure... insomma ci son tanti modi e questo è la tipologia " multisoggetto ".

La tecnica: beh, ovvio, occorre il treppiedi, tanto per dirtene una. Poi occorre la luce giusta, in questo caso era la  luce solare da  destra. Purtroppo però la finestra sullo sfondo è bruciatissima, per fortuna non rileva tantissimo nel complesso dell'immagine.

Per fare questa foto i parametri della macchina fotografica erano :

lunghezza focale : 10mm
diaframma : f/13
tempo : quel che vuoi per far stare l'esposimetro su "ok" , qui era se non sbaglio 3/10 di secondo, ma non è fondamentale, visto che la scena è immobile....
ISO : 100 , come sempre allo scopo - se possibile - di ridurre al minimo assoluto il rumore.

Ho usato , non so se si capisce  (dipende un po' dall'esperienza) , un obbiettivo grandangolare con distanza focale variabile da 10 a 18 mm. E' un Canon molto economico e " soddisfacente " per quanto riguarda l'utilizzo. Diciamo che non è tanto luminoso e quindi se lo usi col treppiedi non sbagli di certo.

Il grandangolare è un obbiettivo  in un certo senso meraviglioso  che se controllato decentemente deforma "il giusto " le immagini , come puoi vedere dall'inclinazione delle linee del soffitto o dalla pianta grassa sulla destra e relativo vaso.

Bisogna però stare molto attenti soprattutto alle focali minime, quando la tendenza alla deformazione risente in modo evidentissimo di come inclini la fotocamera : in sintesi, se sei davanti ad un palazzo e "guardi " in su , il palazzo diventa una piramide.
Se " guardi " in giù diventa  una ... un ... una piramide a testa in giù.
Confesso che non ho provato gli effetti dell'inclinazione dx-sx ma immagino che lo scherzetto sia lo stesso , però la deformazione colpisce le linee orizzontali anzichè verticali.

Insomma , hai capito che il grandangolare mi piace molto , anche se deforma mica poco e a volte genera le cosiddette " linee cadenti " che infastidiscono  puristi ed i critici. Belle le linee cadenti, danno profondità mostruosa alle immagini. Per evitarle, comunque , è fondamentale - come dicevo - evitare di inclinare la fotocamera, quindi per prendere tutto il soggetto ci si deve allontanare o alzare la fotocamera. Prova, prova e vedi.

Poi sul grandangolo ci sarebbe altro da dire ma non voglio perdere di vista il motivo di questa piccola trattazione della foto : il motivo è che la foto è un HDR falso.  HDR : vedere sul web cosa significa oppure leggere qualche altro post qui da me. Ma è importante la parola " falso " : in pratica ho fatto qualche foto con esposizione diversa ( chiara, molto chiara, normale, scura...) poi, anzichè usarne 3 con 3 esposizioni diverse,come si fa di solito, ho dato in pasto al sftware di elaborazione HDR la stessa foto triplicata : ottenuti i tre files, ne ho modificato l'esposizione di un paio di STOP in + e in - , ottenendo quindi la sovraesposizione e sottoesposizione che , all'incirca, avrei ottenuto con la fotocamera, senza " fare il furbo ".

Ebbene, il risultato è  soddisfacente : non solo il software si sbafa le foto senza accorgersi del trucco, ma il risultato finale è molto più nitido e definito rispetto ad usare le tre esposizioni tradizionali, ossia scattate con diverse impostazioni del tempo di apertura del diaframma.

Per tocco finale , come dicevo all'inizio, ho messo una puntina di seppia a tutta l'immagine.

Per dubbi, critiche, suggerimenti, inviti a bere birra,  scrivimi !









venerdì 21 aprile 2017

Rivergaro di sera



Questa foto è stata scattata , va beh...di sera , con una lunghezza focale molto corta e soprattutto con la reflex messa sul treppiedi con le gambe accorciate, in modalità pigmeo.

Quando si mette la reflex in basso, con una focale corta, si deve guardare con attenzione all'inclinazione della macchina : se l'obbiettivo guarda verso l'alto le linee verticali ( spigoli di edifici, tronchi di alberi eccetera )  saranno convergenti  verso l'alto . Per spiegarti meglio :
un cubo sembrerà una piramide.

Se invece l'obbiettivo guarda verso il basso ( quindi ho montato la reflex su un treppiedi per watussi oppure sto fotografando da un balcone la via sottostante ) le linee verticali saranno  convergenti verso il basso. Quindi questa volta il cubo diventa una piramide che sta in equilibrio sulla punta.

Naturalmente ho esagerato un po' nel descriverti la deformazione degli oggetti ma ti assicuro che bisogna tener conto di questo fattore perchè è reale, concreto e influenza tantissimo sia l'estetica della foto sia la percezione prospettica .

Anche l'inclinazione laterale della reflex è importante, ma in questo post non ne parliamo per evitare confusione. Ricordati però di controllare anche questo aspetto : macchina orizzontale che non penda a sinistra o destra.

Nonostante tutte le belle parole che hai letto, la foto così come sfornata dalla macchina aveva le linee cadenti molto pronunciate. Si chiamano così le linee verticali quando, a causa di inclinazione reflex+focale molto corta + distanza relativamente ravvicinata dal soggetto, diventano oblique, troppo oblique e deformano l'immagine nel risultato finale.

Ora, non vorrei sembrare critico, ma io non le trovo un gran difetto, dato che assimilo questa visione a quella resa dagli occhi. Comunque... a chi piacciono le linee cadenti  dico di lasciare la foto intatta , agli altri dico come migliorarla :

metodo 1 : compra un obbiettivo decentrabile, facendo un mutuo, e il problema è risolto alla radice.

metodo 2 : via software , apri l'immagine RAW  con un software di ritocco ( cameraRaw, Gimp o altri ) e individua il menù delle correzioni prospettiche, fatto apposta per risolvere questo ed altri problemi.

Io ho usato CameraRaw, modificando i parametri della verticalità nel settore delle correzioni prospettiche, oltre ad un minimo di correzione delle deformazioni ( cuscinetto e barilotto) che avevo individuato ad occhio.

Attenzione però: correggendo i difetti devi per forza perdere dei ritagli di fotogramma perchè il software "inclina " la foto su un asse orizzontale e quindi per effetto di ciò nel rettangolo della scena alcune parti di immagine fuoriescono e alcune invece "entrano" ma, essendo prive di pixel, ti trovi lo sfondo del software ( nero/bianco o scacchiera ). Beh, insomma, alla fine occorre fare un ritaglio, tutto qui.

La foto che hai visto, nella sua versione finale, ha ancora conservato un po' di linee cadenti, per mia scelta. Invece non è stata una scelta quella bella impronta circolare "flare", che deriva da un riflesso di un lampione sulla lente. Purtroppo gli obbiettivi grandangolari sono dispettosi più degli altri.

DATI DELLA FOTO :

distanza focale : 10mm
apertura : f/11
tempo apertura : 3 secondi
ISO : 100
Treppiedi : siii
stabilizzazione : spenta
modalità : priorità di diaframma

lunedì 27 marzo 2017

Il castello di rivalta


Il castello di Rivalta , in provincia di Piacenza, è un piccolo borgo che si affaccia a strapiombo sul fiume Trebbia. All' interno del borgo una ridotta viabilità a fondo cieco offre diversi scorci che vale la pena di fotografare.
Uno di questi l'ho " beccato " all'ora blu ed elevando un po' la saturazione dei gialli/arancioni proposti dall'illuminazione pubblica  il risultato è qui sopra. Lasciare la saturazione originale avrebbe reso la scena più fredda , è questione di gusti.

Io sono soddisfatto di come è venuta la foto, forse avrei potuto far meglio evitando di usare una focale così corta che ha un po' inclinato il fronte del fabbricato di sinistra.

Inoltre penso che l'ideale sarebbe stato fare questa fotografia appena dopo una pioggia, in modo che il ciottolato fosse ancora bagnato e lucido.

Va beh...non si può avere tutto no?

Comunque l'ora blu , ossia tra il dopo-tramonto e la notte , ha un suo fascino innegabile per il mondo fotografico e soprattutto le fotocamere sono in grado di esaltarlo. Vale la pena provare.

E ora, i dati di scatto  :

treppiedi : si ,assolutamente, sia per la scarsa luce sia per la maggior nitidezza garantita dall'immobilità della fotocamera.

ISO : 100 . Sempre 100 per la massima qualità e meno rumore possibile

tempo di apertura diaframma : 1.3 secondi, impostati in automatico dalla reflex che era settata in priorità di diaframma.

apertura diaframma : f/6,3 .

lunghezza focale : 17 mm .

messa a fuoco : manuale . Se non ricordo male ho puntato la messa a fuoco sul selciato, a circa 30 metri da me e poi riposizionata la fotocamera.  

live view : si.

martedì 7 marzo 2017

l'albero bruciato


Ciao , un giorno passando in una strada di campagna in auto mi sono imbattuto del tutto casualmente in un albero di quercia a dir poco enorme. Ho fatto una rapida retromarcia e sono sceso con la reflex in mano.

Non ho molto da aggiungere , se non il giurarti che a grandezza naturale ( ossia riempiendo lo schermo del mac ) è un'immagine che rende , ben nitida e piacevole.

Cos'ho imparato da questa immagine ?

Che a volte le zone bruciate della foto ( ossia dove l'eccessiva luminosità supera la gamma dinamica del sensore ) non fanno poi un gran danno, anzi, danno l'esatta proporzione di quanta luce c'è in cielo.

Come? ah già, non so se sai cos'è la gamma dinamica.  Nessun problema, prova a leggerti o rileggerti questo post :

ecco perchè bisogna esporre a destra 

Se invece sei pigro come me e spostare il mouse è già un'impresa ( è vero, non sembra ma i mouse sono pesantissimi ) , ti riassumo brevemente la faccenda :

hai presente quando in auto o a piedi hai il sole in faccia? ecco , tu riesci lo stesso , con fatica, a vedere buona parte della scena . La tua macchina fotografica non vedrebbe nulla che un panorama bianchissimo. Allora si può " scurire " la scena prima di scattare la foto . Il sistema funziona e la foto viene.

Il problema è quando, nella scena abbagliante, abbiamo ad esempio anche un oggetto scuro ( un roccione, un bus, quel che vuoi ma molto in contrasto col resto) .Ecco, mentre i nostri occhi vedono abbastanza correttamente sia lo sfondo abbagliante sia l'oggetto scuro in primo piano, un sensore ti fa scegliere :
1- cielo "bruciato" e oggetto ben ripreso
2- cielo ok ma oggetto nero.

Tipico dei tramonti : sole arancione, riflessi sul mare, tutto il resto nero come l'inchiostro.

In sintesi , i nostri occhi "abbracciano" una vasta gamma di luminosità nelle scene che osservano, i sensori delle macchine fotografiche invece hanno questa capacità molto limitata.

Di solito si cerca di evitare di avere parti di foto , come si dice, bruciate, per questioni di estetica e perchè ci aspettiamo che una foto sia quel che di solito vediamo ( illusione....) ossia un qualcosa di coerente e...esistente, mentre le zone bruciate nelle scene sono out, inesistenti, bianche e STOP.

Quando guardo la foto dell'albero vedo che, per una volta, la zona bruciata non danneggia, secondo me, la scena.

E questo mi dà il motivo di vantarmi un po' di questa fotografia in fondo molto semplice.

Dati di scatto :

diaframma    f/7,1
tempo      1/25
ISO    100
modalità : priorità diaframmi
distanza focale :   30
mano libera.

ciao, se hai domande , non esitare a commentare.

venerdì 3 marzo 2017

mirino ottico o live view ?




Ciao, per introdurre questo argomento ho scelto una foto che mi piaceva e che ho ottenuto  con l'uso del live view probabilmente in modo più comodo e facile , rispetto all'utilizzo del mirino ottico.


 Tutte le volte  - o quasi - che fai "clic " potresti in teoria utilizzare il LV , visto che fondamentalmente solo la luce forte alle spalle del fotografo lo rende quasi inutilizzabile.  Ma non è vero il contrario, ossia frequentemente  il mirino ottico tradizionale non si può utilizzare :  ad esempio quando la fotocamera è in posizioni particolari, non so, orientata verso l'alto ma posizionata a terra , oppure se tu tieni la reflex in posto angusto ( un tubo, una fessura fra le rocce ecc. ) insomma, credimi, il live view è mooolto utile.

Ti ho parlato di una comodità , praticità ma a dirti il vero c'è qualcosa ancora  che va assolutamente citata : con il live view la messa a fuoco è più precisa.

Ma prima ti spiego almeno un po' in cosa consiste questa tecnica.

Il live view non è altro che la visione tramite lo schermo lcd della scena inquadrata. Praticamente una compatta tradizionale, senza mirino ottico, lavora unicamente tramite il lv. Tutti i comandi più importanti sono quindi proiettati e raggiungibili sul live view, quasi senza differenze rispetto al sistema normale  in cui lo schermo lcd è occupato dal " cruscotto " delle impostazioni invece che dalla scena.

Perchè è tanto importante il LV  sulle reflex? prendiamo ad esempio la messa a fuoco : tramite i comandi appositi, puoi ingrandire ( così almeno è sulle canon ) fino a 10x la scena inquadrata cosicchè la messa a fuoco - in questo esempio si parla di messa a fuoco manuale - è regolabile con estrema finezza, senza aver poi sorprese di mancato aggancio dell'autofocus. Quindi, intendiamoci, sto parlando di messa a fuoco con la reflex sul treppiedi, altrimenti sarà difficile tenerla ferma avendola fra le mani , con ingrandimento 10x ……sempre che non abbiamo anche montato un teleobbiettivo !!

Dopo aver messo a fuoco con grande precisione, occorre ricordarsi di riportare la visione al 100%  altrimenti, dicono i manuali di alcune reflex , la messa a fuoco può fallire.

Devo farti una piccola rivelazione…va beh… senz'altro lo saprai già… ma questo sistema dell'ingrandimento 10x che ha il live view è una grande , ma tanto grande facilitazione nella fotografia notturna : è noto infatti che a volte l'autofocus non funziona, forse per poco contrasto, forse per poca luce. Allo stesso modo, la messa a fuoco manuale col mirino ottico richiede che si veda bene ( quindi a distanza ragionevole ) il soggetto da focheggiare.

  Immaginiamo ad esempio di avere  un panorama oscuro con solo un lampione in lontananza. Se, come accade spesso, non abbiamo montato un teleobbiettivo in modo da avvicinare il soggetto per poter focheggiarlo accuratamente, allora sono problemi. Non solo, una volta messo a fuoco, non potremo "riallontanarlo " nella scena ruotando la ghiera della distanza focale, perchè si perde la messa a fuoco.

Grazie al live view e all'ingrandimento 10x sullo schermo lcd ,  potrai mettere a fuoco anche senza teleobbiettivo un soggetto lontanissimo , manualmente e  con estrema accuratezza, a differenza di quando si usa l'autofocus ( che in questo caso non andrebbe ) .

Insomma, il live view è un amico prezioso !



Ed ecco le sequenze per uno scatto di tipo paesaggistico di buona qualità  :

- reflex sul trappiedi
- disattivare autofocus
- disattivare sistema di stabilizzazione ( questo sempre quando la reflex è sul treppiedi )
- inquadrare il soggetto
- zoom 10x
- migliorare la messa a fuoco
- riportare zoom a 1x  ( nota : senza che si modifichi la distanza focale dell'obbiettivo)
- scattare la fotografia ( se esposizione lunga = telecomando o autoscatto)

Parliamo ora di un altro aspetto della messa a fuoco : con la macchina sul treppiedi si può spostare la cornice di messa a fuoco ( un rettangolino evidenziato nello schermo lcd ) dal centro fin dove si vuole, tramite i comandi della macchina.

 Vedremo però variare la luce nella scena, a seconda di dove si sposta la cornice. Può darsi che la combinazione zona a fuoco/esposizione  non vadano d'accordo, creando aree troppo bianche ed altre troppo nere.

Che fare allora?  sulla macchina esiste il blocco dell'esposizione e nelle impostazioni lo si può estendere anche per qualche minuto, in modo da avere tutto il tempo di mettere a fuoco il soggetto DOPO aver bloccato la luminosità della scena al valore prescelto.

 Naturalmente la mia precisazione è riferita ai casi in cui è la reflex a determinare l'esposizione, ossia….sempre tranne che in modalità manuale, dove sarai tu, giocando con il tempo e il diaframma, a regolare la luce che entra nella scena e quindi arriva allo schermo del lv.

A pensarci bene, dopo tutto, forse la modalità manuale è la più semplice da accoppiare all'uso del lv, proprio perchè la reflex non ti può confondere variando l'esposizione di continuo mentre cerchi la zona da mettere a fuoco. Insomma…. io ti consiglio la modalità manuale per avere le idee più chiare di quel che stai facendo con il live view.

Quest'ultimo ti rende la scena reale di come sarà fotografata.

Non è vero.

 A volte non ce la fa… capita, specie nelle scene con scarsa luce, ad esempio appena dopo il crepuscolo e di notte : la scena è approssimata e i colori sballati .

 Ci sono reflex più o meno interessate da questo fenomeno, ma non è trascurabile tant'è vero che il lv ti avverte della scarsa fedeltà dell'immagine alla scena reale con apposito simbolo lampeggiante.

Un'altra cosa che potrei dirti a proposito del lv e che secondo me conta molto è che il lv è il massimo per i paesaggisti e per tutti i soggetti statici.

Per la fotografia sportiva penso invece che non ci siamo ancora, nel senso che la messa a fuoco automatica del lv , con la macchina in mano, è veramente lenta rispetto a quella che si ottiene con il mirino ottico. Per la mia Canon, sto parlando di 3-4 secondi necessari contro mezzo secondo circa. Poi ci saranno pure reflex più scattanti e obbiettivi più performanti, però consiglierei di fare qualche prova.

Per quanto riguarda infine la fotografia di questo post, ecco le impostazioni :

treppiedi : si
autofocus : no
stabilizzatore : no ( se no viene mossa ! è la maledizione del treppiedi : se lo usi e non spegni lo stabilizzatore , vieni punito) .
tempo : 30 secondi
ISO : 400 (infatti c'è un po' di rumore emerso nello schiarire le parti buie)
diaframma : f/4
modalità : manuale.
distanza focale : 50 mm
live view : c'è da chiederlo?

ciao



martedì 14 febbraio 2017

Genova by night


Questa vista di Genova, anzi...del solo suo porto è stata scattata in piena notte, dal lungomare fuori città .

Mi aveva colpito la notevole luce sprigionata dal complesso portuale e le gru gigantesche sulla destra.

 E' un tipico caso di foto che necessita di essere vista a dimensioni notevoli per essere valutata, perchè è piena di particolari. Per effettuare uno scatto del genere è indispensabile il treppiedi e il teleobbiettivo. Il mio è un teleobbiettivo economico, non stabilizzato ( e per questo costa poco più di 100 euro ) con lunghezza focale variabile da 70mm a 300.

L'usabilità di questo range di focali è però un po' limitata dal fatto che oltre i 250- 260 mm la nitidezza cala un po'.

Questa foto ha subito un certo trattamento in post produzione  per recuperare nitidezza in quanto effettivamente la serata non era granchè, sotto di me il mare era molto rumoroso ed agitato per cui una certa dose di foschia o aerosol era nell'aria per danneggiare la qualità del visibile.

Come puoi vedere c'è anche un po' di rumore di luminanza ( una specie di grana della pellicola, per capirci ) e questo è innegabilmente un piccolo problema di qualità che però ho preferito lasciare per non rischiare che calasse la nitidezza . In effetti, diciamolo, più si "traffica" con i software di fotoritocco e più la foto diventa piatta o innaturale.

Ed ora, un po' di dati tecnici :

treppiedi : si , anche perchè questo obbiettivo non è stabilizzato.

ISO : 100 . Sempre 100 per la massima qualità e meno rumore possibile

tempo di apertura diaframma : 8 secondi, impostati in automatico dalla reflex che era settata in priorità di diaframma.

apertura diaframma : f/6,7 .

lunghezza focale : 108 mm .

Bella Genova, anche per queste strutture industriali. Da qualche parte, sulla destra, c'è quel che rimane della Costa Concordia...

giovedì 9 febbraio 2017

acqua bollente ?


Ciao. Alle 18,56 del 3-1-2017 , con un freddo veramente boia causato dal vento gelido, un idiota con il treppiede e la macchina fotografica si accingeva a scattare questa foto, su una scogliera nei dintorni del porto di Loano, in Liguria . Spero che zoomando l'immagine tu riesca a vedere che, vapore a parte, i massi sono alquanto nitidi.

Ti spiego un po' l'immagine :  innanzitutto , come ho scritto  all'inizio, erano circa le sette di sera , praticamente buio da un po'. Di conseguenza , per sfruttare la scarsa luce residua, il tempo di esposizione è stato portato a 10 secondi. Con questo tempo tuttavia  non c'era abbastanza luminosità, quindi potevo scegliere se allungarlo ancora oppure alzare gli ISO. Se avessi aumentato il tempo, però, mi sarei trovato praticamente con l'acqua sullo sfondo senza increspature e una "vaporosità " dell'acqua fra i massi esagerata, un po'...fantasy.

Inoltre c'era un vento micidiale e temevo per le vibrazioni della fotocamera. Eh si, il treppiede è sempre un compromesso fra stabilità e leggerezza. Se il treppiede è leggero, si rischiano vibrazioni e movimenti con il vento.

Quindi ho scelto, invece di un tempo più lungo ( che ho lasciato a  10 secondi ) , di alzare gli ISO a 400 ( la mia Canon sopporta bene fino e forse oltre 800 ISO ), pur prevedendo un po' di rumore nella foto.

In questo modo , accoppiando la faccenda con un'esposizione f/4 , è venuta fuori la foto che vedi, ovviamente a colori.

Purtroppo il contrasto fra mare e rocce, data la semioscurità, era ugualmente scarsino così dopo qualche tentativo non proprio perfetto schiarire l'immagine in post produzione, ho provato a convertirla in bianco e nero, dove le possibilità di rendere più "tagliente" l'immagine sono più ampie ed eventuali zone bruciate vengono tollerate  meglio  e...voilà! Ok, ok, mica è un capolavoro, ma mi soddisfa. Anche perchè , quando ripenso alle dita congelate, questa foto mi sembra di più una preda catturata che uno scatto fotografico.

Ultimo dato : la lunghezza focale = 70 mm .

Ciao , spero ti piaccia

domenica 5 febbraio 2017

Quando una foto è bella?





 
Titolo senza dubbio provocatorio. Su qualsiasi forum che tratta fotografia, ci sono fiumi di parole,ma secondo me non se ne viene a capo. 

 La fotografia è un' arte ,  questo è indubbio. 

E'  davvero un' arte?  Anche questo è in discussione, non solo l'inquadrare i parametri per definire una foto "bella".

Ci sono risvolti filosofici (quelli non mancano mai, se no si scopre che i filosofi sono superflui da circa un secolo), morali, estetici, esistenziali, intimisti...
Non se ne esce. 
Forse perché si tenta di ingabbiare la fotografia in limiti ben definiti. Un po' come internet no?  Hai presente i tentativi di regolamentare il web?  Falliscono tutti, il web è libero ed in evoluzione continua.  È la sua forza, nel bene e nel male.
È la sua virtù e peccato originale.
È democratico il web, ma questo non vuol significare che non sia a volte spietato o crudele. 
È libero e da libero si comporta.
E la fotografia bella qual' è? 
Ah, è quella che ti piace.  Punto.
E come fare belle foto?  Come vuoi tu.
Per me, solo per me,  le belle foto dovrebbero  avere queste caratteristiche o almeno una parte :
- tecnica impeccabile
- momenti inusuali
- soggetti inusuali
- accostamenti inusuali
- angolazioni inusuali
- colori intonati fra loro
----
Guardando la foto qui sopra, posso dirti che la tecnica può esser definita impeccabile, specie perché lo scatto non ha richiesto alcuna perizia particolare. 

Il momento non era sicuramente  inusuale, era primo pomeriggio di questo inverno, non certo l' alba o la notte... 

Che il mare sia un soggetto inusuale... Beh si, per un fotografo che abita al centro della Russia, si. 

Accostamenti inusuali non ne vedo, è già da un po', mi sembra ,  che dove arrivano le onde poi c'è la spiaggia. 

Ho scattato dalla strada, appoggiando la reflex sul parapetto. Non risulta sia  un' angolazione poi tanto ricercata. 

Indubbiamente il colore della spiaggia, la luce, le tinte del mare, tutto 'sta bene '.

Quindi.... Alla fine io stesso non rispetto le mie regole eppure la foto non è male no? 

Quindi... In fotografia forse regole certe non ce ne sono! 


I dati tecnici della foto : 
 
 apertura diaframma :  f/8  ( un valore medio che  si usa spesso, fuori dal rischio diffrazione )

tempo esposizione:  1/20  ( un tempo estremamente lento, per rendere nell'immagine il mosso dell'onda che si infrange ) . Per evitare  il mosso dell'intera immagine, mi sono appoggiato al parapetto stradale e scattato con mooolta calma.

A me questa foto piace, e a te?

lunedì 30 gennaio 2017

Le basi dell'esposizione



Ciao , recentemente sono stato un po' rimproverato di aver omesso, fra i vari post, almeno uno dedicato alle basi dell'esposizione . Questo perchè non è escluso che tu abbia fatto l'errore imperdonabile  di essere capitato qui appena dopo aver comprato la tua prima reflex, anzichè aver visitato siti più professionali e seri del mio.

Non c'è problema, ormai sei in trappola e mi accingo a spiegarti in modo molto veloce cosa sia l'esposizione fotografica , com'è nel mio pseudo-stile, cercando di evitare troppe nozioni tecniche ed andando subito al sodo per farti scattare qualche foto in modo consapevole ( senza offesa, naturalmente, ma ricordo che ai primi scatti con la reflex non sapevo bene quel che facevo : ci siamo passati in mezzo tutti ) .

Esposizione = quanta luce arriva sul sensore e per quanto tempo.
Quanta luce arriva sul sensore ?  dipende dalla luminosità ambientale e da altri due fattori fondamentali : il tempo in cui il diaframma rimane aperto e quanto è aperto il diaframma nel momento in cui fai clic.

Il tempo si misura in frazioni di secondi  ( 1/125 , 1/3 eccetera )ma anche in secondi, minuti addirittura ore ( parlo di alcuni scatti effettuati di notte).
L'apertura del diaframma si misura in f/qualcosa  , dove f è la distanza focale ossia la distanza fra il centro ottico della lente dell'obbiettivo ed il piano dove si forma l'immagine, ossia il sensore ; ora che sai questa definizione, puoi metterla da parte  e concentrarti invece sul fatto che si dice che l'apertura del diaframma è  f/qualcosa . Ciò significa che f/16 corrisponde ad un'apertura più piccola di f/6,3 e non viceversa. Abituati a questa "inversione" , per evitare confusione.

Quindi l'esposizione dipende da queste due cose : apertura diaframma e tempo di apertura. Tu regoli queste cosette e poi clic !. Si, ok, ma come sapere se la foto sarà troppo chiara (si dice bruciata) o troppo scura?  quando guardi nell'oculare c'è l'esposimetro, un sistema che ti dice, mediante un simbolo mobile, se la luminosità è ok, troppa, poca. Di solito ci azzecca. Non è vero... dipende come misura la luce della scena...Ci sono un po' di metodi, settabili, il più usato si chiama matrix o valutativo, dipende dalla marca della macchina ed è quello che ti consiglio perchè corrisponde alla gran parte delle situazioni. Ma ricorda, non tutte. E' così, bisogna un po' giocare.

Dicevamo che l'esposimetro di dice come va la luce , se è giusta o no. Questo giudizio te lo dà in relazione al diaframma e al tempo che hai impostato.

Ma siccome è un po' un casino, le prime volte, spostare entrambe le tarature perchè una influenza l'altra, ti consiglio di mettere la rotellina delle modalità di scatto su " A " che è "priorità di diaframma". Ma  cosa significa  ? E' molto semplice : quando la reflex è in " A " , tu regoli il diaframma  ( chiuso, aperto, apertissimo , sempre con il valore f/qualcosa, così impazzisci )  ma la reflex ti regala il fatto di aver impostato automaticamente un tempo di apertura in modo che l'esposimetro ti dica " ok, la luce è giusta". Bello no? ti concentri solo sul diaframma ( il diametro del foro, diciamo)  e vedi  quanto tempo lui starà aperto . Quindi attenzione : se chiudi molto il diaframma, il tempo si allunga fino a che la foto risentirà delle microvibrazioni delle tue mani e occorre fare un salto in negozio a comprare un treppiedi. Oppure ? oppure alzi gli ISO.

Cos'è l'ISO? un mago? quasi . il valore ISO di solito è  impostato di base a 100 e corrisponde al livello di sensibilità del sensore nei confronti della luce. ISO 800 rende il sensore molto più sensibile di 100 , ne cattura di più ma la qualità della foto cala.  Alzi gli ISO = accorci il tempo a parità di diaframma  = cala la qualità.

Naturalmente non devi spaventarti : una macchina moderna scatta con  buona qualità anche oltre 800 ISO e ti evita il mosso in molte, molte foto . Una reflex di oggi anzi  arriva ben oltre gli 800 ISO senza generare rumore troppo fastidioso. Il rumore, come  hai capito, è un disturbo, c'è di due tipi, quello detto di luminanza e quello di crominanza. Sono una coppia di rompiscatole che possono essere comunque un po' ridimensionati tramite software.

Torniamo al nostro discorso sull'esposizione pura , quella basata su solo tempo derivato dalla tua scelta di apertura del diaframma. Puo' capitare ( spesso ) che la reflex impostata sul metodo di misurazione della luce " valutativa " sbagli. Significa foto troppo nera o mezza bruciata. In questo caso, sfrutta il pulsante della "compensazione dell'esposizione " ( di solito ha su un simbolo +/-)per forzare l'aumento o diminuzione di luce che colpirà il sensore al momento del clic. In pratica, se hai la reflex in " A " , la compensazione agirà alterando il tempo di apertura calcolato dall'esposimetro.

Beh, in teoria le basi dell'esposizione, mooolto condensate , sono queste.   Ma sai cosa ti dico? visto che non hai ancora cambiato sito , vado ancora un po' avanti. 

Avrai forse sentito parlare dell'istogramma. E' un grafico che trovi nella tua macchina e che viene formato sull'asse y dal valore di luminosità della foto appena scattata, corrispondente alla tonalità di grigio che è riportata sull'asse x. Bel casino eh? 

E' più facile farti scattare qualche foto in ambiente scuro, normale, molto luminoso e poi guardare i relativi istogrammi per confrontarli. Comunque....non lo guardo mai.

Trovo più rapido guardare la foto scattata, con l'avviso delle luci bruciate ( vedi una zona di foto che lampeggia o fa qualcosa di sgradevole, a seconda del tipo di reflex che usi ). Quando vedo questo lampeggio, riscatto compensando in meno. Oppure inquadro in modo diverso, se è il caso. 

Se ti trovi le luci bruciate, non ci sono santi in grado di restituirti quella zona di foto con colori corretti. Ma attenzione : se compensi troppo in negativo, ti trovi una foto scura che, quando sarà elaborata, nell'essere schiarita rivelerà del rumore. 

Eh si....purtroppo bisogna spesso stare sul filo del rasoio, esporre al limite della bruciatura delle luci ma senza bruciarle. Questo significa che alcune scene , quelle con molto contrasto fra zone in ombra e in luce, di fatto non sono fotografabili con metodi di esposizione tradizionale senza ottenere brutti scherzi. La soluzione c'è, se vuoi saperne un po' di più , vai qui : 

post : ecco perche bisogna esporre a destra

dove ti parlo dell'esporre a destra ( che è un altro modo di dire per arrivare vicino al limite del bruciare le luci ) ed altre cosette interessanti. 

ciao, ti è tutto chiaro? 




sabato 28 gennaio 2017

Linee, curve, incroci...





Ciao ! la  foto qui sopra è quasi un pretesto per fare pubblicità occulta ad un testo che ho letto tempo fa. Siccome potresti sospettare che, dietro alla battuta, ci sia davvero un interesse, mi limito ad indicare l'autore del libro ( Michael Freeman ) e non il titolo , così te li devi comperare tutti ....

Scherzi a parte, volevo solamente un attimo soffermarmi su quest'immagine per far notare ciò che forse hai già visto tu , ossia il richiamo fra la curva della schiena del modello (specifico che genitori mi hanno autorizzato a pubblicare la foto )  e la curva dell'alberello sullo sfondo.

Nel libro di cui parlavo prima l'abile Freeman analizza diversi  ottimi scatti fotografici ed evidenzia varie combinazioni  di curve, linee , parallele, incroci insomma illustra come far
 " funzionare " in modo efficiente una fotografia grazie alla presenza , nell'immagine, di ben definiti giochi di linee , dove gli occhi dell'osservatore corrono e poi si soffermano.  E' difficile descrivere questi effetti a parole, infatti ho preferito mettere una delle rare mie foto in cui questi principi sono stati applicati  ( per pura combinazione, ovviamente ! ) .

A parte questo discorso, giudica tu se questa è una bella foto : secondo ci sono diverse cose azzeccate:

- il bimbo ( sono sempre soggetti vincenti ) con gli occhiali da sole, come un piccolo adulto.
- l'evidenza del soggetto rispetto allo sfondo che rimane giustamente sfocato ( anche se forse era meglio uno sfondo appena appena più sfocato e meno...distraente dal soggetto )
- l'ora giusta per scattare : le luci sono basse , al tramonto e la luce proveniva da dietro di me , evitando rischio bruciature delle zone luminose. L'allungamento delle ombre rende la foto più piacevole .
- le famose curve di Freeman ( schiena ed albero curvo )

Non mi sembra invece azzeccatissimo il contrasto un po' eccessivo , ma è questione di gusti. E , ora che guardo meglio, il paletto verde sembra che esca dalla schiena del bimbetto.
Aspetta un attimo... accidenti, gli ho anche tagliato le mani ! Beh ora smetto di guardare la foto , altrimenti annullo il post intero ....

Insomma si poteva far meglio... ma questo si sa, è quasi sempre così... a me interessa spiegarti  lo scatto     e darti ( nei limiti della mia  esperienza dilettantesca  ) qualche dritta.

Ecco i dati del file  :

diaframma  f/5,6
tempo 1/30 di secondo
distanza focale 55

Non ho  usato il treppiedi per scongiurare il mosso, ed è stato un errore ( sono un collezionista di sbagli ) dato che ormai la luce ambientale era bassa. Infatti se ci fai caso la nitidezza del soggetto occhialuto non è al massimo. Se non ricordo male ho " trafficato " un po' con la post-produzione per migliorare la qualità. Vale comunque sempre la regola : se non parti da uno  scatto decente , non si fanno poi i miracoli. In realtà , con il mio obbiettivo, ormai so che il tempo di 1/30 di secondo è il limite per non trovarsi l'immagine mossa. In realtà ricordo che c'è anche una regola , quella del reciproco della lunghezza focale :

se lunghezza focale 50mm allora  il tempo di apertura  utilizzabile a mano libera: 1/50
e via così, modificando la lunghezza focale cambia il tempo di posa di conseguenza.

Siccome però la mia Canon ha il sensore APS-C  , interviene il  fattore di crop a rompere le scatole ,  per cui la formuletta diventa

 lunghezza focale 50 è in realtà 50 x 1,6(fattore di crop) = 80  --> tempo di posa è 1/80

Ed ecco che io, avendo usato 1/30 di secondi , ho fatto diminuire la nitidezza dello scatto, perchè l'otturatore è rimasto aperto per troppo tempo.

A proposito di treppiedi , a costo di pelarmi le dita sulla tastiera a furia si scriverlo, se ti piace fotografare paesaggi o in ambienti non tanto illuminati ma senza flash, non c'è altra soluzione :  il treppiedi dà sempre la massima qualità dell'immagine.  Non lo dico io, naturalmente, ma è una soluzione consolidata e mille volte già provata da altri : è vero che i sistemi di stabilizzazione dell'immagine ( in obbiettivo o in fotocamera, a seconda dei modelli ) sono molto efficaci, ma non raggiungono la qualità che offre l'uso del treppiedi. E poi... diciamolo... fa molto professionista !


giovedì 26 gennaio 2017

grandangolo estremo !


Questa foto è stata scattata alcuni giorni fa in val Trebbia, poco dopo il paese Bobbio. La giornata, pur essendo con clima rigidissimo e cielo variabile, mi ha fatto un brutto scherzo : l'aria non era affatto tersa e limpida come ci si aspetterebbe dal clima invernale ( c'erano circa 2 gradi , 2 come le dita che mi sono cadute in terra dal freddo), anzi... l'aria era " spessa " come quando in estate si verifica un breve temporale e poi torna il sole . In effetti il file di partenza per poter poi ottenere questa immagine era ben peggio del risultato finale ( peraltro non eccelso) proprio per la presenza di una dominante cromatica bluastra che ancora si vede sulla destra e in lontananza a sinistra. Beh, insomma, prima era peggio.

Ma il motivo per cui ho postato la foto presso i meandri del Trebbia a  Brugnello ( che è il paesino la cui chiesa si intravvede in vetta ) anzi, i motivi, sono 2 :

a- volevo mostrare una meraviglia naturale
b- volevo sprecare due parole sui super grandangolari

il primo punto l'ho quasi raggiunto , diciamo che avessi avuto la luce con angolazione diversa avrei potuto mostrare meglio il colore verde-blu fantastico dell'acqua dov'è più profonda.

il secondo punto direi che è centrato... come puoi vedere tu stesso, nonostante questa foto non sia il risultato dell'unione di più fotogrammi, l'area abbracciata è a dir poco enorme.
Ma non solo ..... spendiamo due parole sugli obbiettivi grandangolari molto spinti : il mio è un obbiettivo con focale variabile da 10 a 18 mm , il che significa che, in termini di equivalenza, moltiplicando il fattore di crop della mia rflex ( 1,6 )  x i due valori otteniamo 10x1,6   e 18x1,6 ( che sono la  focale reale di questo obbiettivo ) . Il nostro occhio ha circa la focale 50mm, di conseguenza questo grandangolare è molto spinto, anche se c'è di meglio in commercio.

La prima sensazione che dà un utilizzo di grandangolare , le prime volte , è quello di allontanare e rimpicciolire la scena. E' vero, ma non è proprio tutto lì.  In realtà  una proprietà non immediatamente evidente è quella di rendere gli oggetti , rispetto alla fotocamera, più lontani fra loro. Provare per credere....

Mettiamo di avere un albero a 20 metri dalla reflex e un altro a 40 metri dalla reflex. Una foto col grandangolare farà apparire  il primo albero, mettiamo, a 30 metri , mentre il secondo a 80  metri ( questi numeri sono fittizi , ma danno l'idea del tipo di effetto che danno questi obbiettivi ). Per capire ancora meglio, ti dirò che i teleobbiettivi raggiungono il risultato perfettamente inverso ( quindi i nostri alberi sembreranno a 10 e 12 metri , sempre approssimativamente ) ossia, come si dice , comprimono la scena . I vari  piani  verticali virtuali  su cui giacciono gli oggetti si avvicinano uno all'altro.

Per questo motivo, generalmente, non conviene affatto usare i grandangolari per fare ritratti e primi piani :  anche il più bel volto si troverà fotografato con un nasone lungo che punta verso l'obbiettivo.

A rovescio, un muso di cane da caccia ( sto facendo un esempio estremo) potrebbe risultare esaltato da questi obbiettivi dalla focale ultracorta, perchè il suo bel musone risulterebbe veramente predominante nella foto , ma stiamo parlando di un cane, non di una modella !

La foto di questo post è stata scattata con tempo di 1/60 di secondo , f/8 ma soprattutto volevo dirti che , con la focale che ho impostato a 10 mm , non ho neanche guardato dove ho messo a fuoco.

Questo è un bel vantaggio... l'immediatezza del momento : accendi la macchina, punti , metti a fuoco e scatti, senza troppi pensieri riguardanti cosa focalizzare perfetamente.

La focale particolare, così corta ,  ti permette di perdere poco niente tempo   per mettere a fuoco, perchè di fatto è tutto praticamente sempre a fuoco. Ancora si rivela essere , come se non fosse ormai chiaro, proprio il contrario del teleobbiettivo, con cui si può isolare il soggetto, nella foto, sfocando il resto della scena.

Già, e spesso sono sfocate per sbaglio anche certe parti del soggetto ! è la caratteristica della focale molto lunga : la profondità di campo ( vedi il post la profondità di campo e DOF master    
diventa talmente ridotta che è facile sfocare troppo e coinvolgere parte del soggetto.

Beh, con una focale tipica del grandangolare spinto una cosa del genere è quasi impossibile , specie nei paesaggi posti ad una ragionevole distanza, avere solo parte della foto a fuoco.

C'è ancora qualcosa che devo dirti, anzi... due o tre :

il polarizzatore : per le caratteristiche dei grandangolari, io ci andrei cauto : spesso i polarizzatori danno delle dominanti oppure striature sgradevoli. Non è facile dirti quando succede, dipende tutto dalle angolazioni delle lenti rispetto al sole e probabilmente da altri fattori che non si verificano sempre. Da parte da mia, ho smesso di usare il "pola"  col grandangolo, dopo alcuni disastri.

La scena : la composizione in una foto col grand. risente del fatto che tutto sembra lontano dalla reflex, quindi...davanti a te c'è il vuoto. Il vuoto va riempito, con 2 vantaggi :

a- chi guarda la foto ha un'idea delle dimensioni e dell distanze
b- la foto non ha quella carenza di forza tipica invece delle fotografie scialbe

il punto b è molto importante. Bisogna sempre avere un " qualcosa " vicino, anche se poco importante, ed un resto più lontano. Tipico, ad esempio, il segnale del pericolo canguri  lungo il rettilineo stradale  desertico in Australia.

Nella mia foto qua sopra non c'è alcun elemento in primo piano, ma solo in apparenza : nel gioco delle distanze, le piante dalle foglie secche, oltre a formare una specie di cornice, sono molto più vicine alla reflex rispetto al resto della scena. E questo è un riempimento dell'immagine, anche se non evidente . Certamente una ringhiera o un ramo riempivano meglio la scena.

Prima di salutarti ed invitarti ad esprimere osservazioni o a chiedere chiarimenti , volevo precisare che la versione finale della fotografia è stata assistita da un software per aumentare la gamma dinamica del sensore, ossia in certa misura è una foto HDR. Ma di questo parlerò altrove.....
ciao, ti aspetto

martedì 24 gennaio 2017

ecco perchè bisogna esporre a destra


Vedi questa foto ? questa è un'immagine con un errore clamoroso che non dovevo commettere.

guarda bene la parte sinistra  dopo averla un po' ingrandita :  la qualità dell'immagine è bassina, con presenza di molto rumore (si vede meglio nella chiglia scura della nave) .  Quindi, alla fine, l'immagine nel suo complesso ne risente se viene "zoommata " un po'. Evidentemente questo non va bene .

Ma cosa ha causato questo degrado della qualità ? per spiegarmi bene ( o quasi ) devo prendere il discorso alla lontana :

i sensori delle macchine fotografiche non hanno la stessa capacità di adattamento dei nostri occhi alle varie intensità di luce che ci sono nelle scene :  purtroppo hanno una "gamma dinamica" più ristretta.

In parole più semplici , vorrebbero occhiali da sole di giorno e proiettori di notte, ma siccome non li hanno , vengono facilmente abbagliati in pieno sole e non vedono quel che guardano di notte.  La conseguenza di questa mia precaria spiegazione è che  quando fotografi una scena ad alto contrasto mandi in crisi il sensore che ti resituisce, a tua scelta , o una foto troppo chiara con probabilmente le parti chiare addirittura  "bruciate" ossia prive di informazioni circa il colore , o una foto troppo scura
( anch'essa con parti prive di informazioni).

Conseguenza della conseguenza è che quando con software di fotoritocco tenti di regolare la luminosità delle varie aree della fotografia , per compensare un po' le parti troppo scure o troppo chiare, il software fa cilecca , ossia non riesce a " salvarti " la foto.

Nel caso qui sopra, il fotogramma originale aveva tutta  la parte sinistra ( più o meno dalla prua della nave in poi, verso sinistra ) troppo scura e quindi la nave era quasi " in silhouette" cioè visibile solo in sagoma nera .  Quando ho cercato di schiarire la zona scura è emerso il rumore quasi subito. Il rumore, alla fine, non è altro che una sgranatura a colori e/o bianconera della zona. Se è a colori si formano ( zoommare per vedere, specie lo scafo della nave nella zona vicino al riflesso rosso  ) delle macchioline colorate in tricromia che non riesci più ad eliminare definitivamente.

Come avrei potuto rimediare, al momento dello scatto?

essenzialmente ci sono due metodi, il primo si può usare in caso di contrasti tutto sommato  non eccessivi, il secondo funziona sempre ma è più laborioso.

Primo metodo

esporre un po' più a destra. Questo significa che il grafico dell'istogramma dovrà essere spostato più verso destra rispetto alla sua posizione " canonica " centrale : questo si ottiene compensando in positivo l'esposizione al momento dello scatto. Quindi, dopo aver guardato l'esposimetro, faccio in modo che l'indicatore sia un po' più verso destra ( EV positivo ) stando però molto attento a non sovraesporre, altrimenti ci saranno le aree più chiare "bruciate" ossia senza informazioni sul colore.

Quando si espone un po' più a destra si ha il vantaggio che poi ricavare particolari e dettagli dalle zone scure produce molto meno rumore ! pare infatti che i sensori ( è anche ovvio ) catturino molto più dettaglio nelle aree chiare delle scene, quindi bisogna cercare di schiarire le zone scure per non dover lavorare in post-produzione, col rischio di incrementare il rumore che si genera schiarendo le zone molto scure. A me è proprio capitato di incrementare il rumore nella zona più nera !

Secondo metodo

Purtroppo il primo metodo, lo dico a mia parziale  discolpa, non è attuabile nella foto del porto perchè  i contrasti fra parti in luce ( fabbricati bianchi, lampioni, luci provenienti dall'interno delle finestre ) e parti buie è elevatissimo , ossia siamo di fronte ad una foto a davvero  alto contrasto : se avessi semplicemente " compensato " l'esposizione aumentando la luminosità generale della scena, mi sarei trovato con le zone  luminose bruciate all'inverosimile ( ricordo che quando un'area della fotografia è bruciata significa che il tuo computer si troverà privo di dati da elaborare e pertanto il photoshop di turno , quando cercherai di scurire quella zona, invece di renderla meno luminosa la porterà verso il grigio. E una luce grigia non è proprio fotogenica...) .  Allora bisogna studiarne un'altra ...la soluzione è quella di scattare almeno 2 foto , impostando la compensazione dell'esposizione nella prima immagine per le parti luminose e nell'altra per le parti meno luminose . Nel caso del porto, la foto idonea per le luci deve essere mooolto sottoesposta , perchè le luci sono dei punti mooolto luminosi. Ovviamente non si deve arrivare a rendere un proiettore alogeno simile ad una candela, però.... quasi... ! C'è anche da dire che il nostro occhio, in una condizione simile a quella della foto del  porto, ammette il forte bagliore per le fonti di luce , proprio in contrasto con l'oscurità. Insomma...si tratta ancora una volta di fare un po' di pratica e regolare opportunamente la compensazione dell'esposizione. Una volta effettuati i 2 scatti ( che devono essere identici per quanto riguarda inquadratura, tempi eccetera, variando unicamente l'esposizione  e quindi vanno eseguiti con treppiedi )  occorre dare in pasto i files ottenuti a photoshop o ad un programma simile che sia in grado di gestire le cosiddette " maschere " . Dall'elaborazione in post produzione si otterrà l'immagine finale che è , in sintesi, una fusione fra i due scatti. Perchè non ne parlo compiutamente  ora con te? beh... trovo questo post già lunghetto e farcito anche troppo di particolari. Ne parliamo in un nuovo post...






mercoledì 4 gennaio 2017

Effetti di ISO, diaframma e tempi sull' immagine




Eccoci alla tripletta che probabilmente mette più in crisi i principianti, per cui vorrei cercare di farti chiarezza in modo rapido , sempre che ce ne sia bisogno, dividendo  gli argomenti anche se, quando hai la macchina in mano, ISO diaframma e tempi sono collegati.  Partiamo dagli ISO : la regola è che  quando puoi  devi tenere le impostazioni ISO della reflex più basse possibile, 100 o anche meno se la fotocamera ha questa possibilità . Questo per evitare la formazione di rumore nella foto (una specie di grana colorata fine ma visibile) . Ma gli ISO permettono di aumentare la capacità del sensore di fissare la luce ambientale e quindi, non potendo farne a meno,  a volte si devono alzare i valori ISO, contando sul software della fotocamera per contenere il rumore. In questo senso sono stati fatti passi da gigante. Certe volte è inevitabile alzare gli ISO perché ciò contribuisce a ridurre il tempo di apertura di cui ora ti parlo .
Il tempo di apertura : come sai può variare da qualche millesimo di secondo a molto di più, anche un ora.  Variare il tempo di apertura dell' otturatore serve ad ottenere due cose : modifica della quantità di luce che colpisce il sensore e quindi variare la luminosità della scena,  e /o creare effetti nell' immagine. Per questo risultato è indispensabile la presenza di qualcosa che si muova nella scena, ad esempio :
- onde del mare
-aerei in volo
- scie di fumo
- mezzi e persone che passano
- zampilli di fontane
- auto in corsa
Naturalmente l' esperienza e alcune provvidenziali tabelle reperibili in rete, nonché le caratteristiche dell' obbiettivo (ossia se è buio o luminoso) aiutano a impostare i tempi adatti per particolari effetti. Certo, fare una foto ad una lumaca con la scia richiede tempi di esposizione ben diversi da una foto con la moto da corsa che ti passa davanti.... Tuttavia è sempre un gioco di tempi.  Sopra dicevo che un tempo lungo fa entrare più luce sul sensore e questo non va mai dimenticato altrimenti la foto con la scia della moto rischia di diventare chiarissima.  Un problema di questo tipo si risolve mettendo davanti all' obbiettivo un filtro scuro. In questo modo il tempo lungo non abbaglia il sensore.
Apertura del diaframma :
La premessa è che più il diaframma è aperto e più entra luce, come col tempo di apertura lungo. E viceversa. Ma non solo...il diaframma molto aperto ti fa mettere a fuoco solo il piano della scena su cui appunto hai messo a fuoco. Davanti e dietro al piano invece c'è la scena sfocata.  A rovescio, un diaframma molto chiuso tende a mettere a fuoco in profondità (da cui il nome 'profondità di campo') e quindi sia gli oggetti vicini sia quelli lontani saranno bei nitidi.  Questo è il succo. Ma non solo.... Il diaframma chiuso facendo passar poca luce al sensore, fa allungare i tempi di esposizione, altrimenti la foto verrà scura, e viceversa. Infine... Un consiglio dedotto dagli articoli di recensione degli obbiettivi : la maggior qualità e nitidezza dell' immagine si ottiene con valori di diaframma intermedi, quindi evitando la chiusura e apertura massime. Quindi... Quando puoi, evita specialmente la massima chiusura, che genera pure altri disturbi alla scena (uno è la diffrazione che provoca caduta di nitidezza) . Generalmente, per paesaggi, si sta fra f /5.6  e f /16, poi ovvio... Si può sempre provare e ogni obbiettivo ha caratteristiche diverse da un altro.
Per collegare bene ISO, diaframma, tempo, leggi il post 'l' esposizione ' ,che è il risultato della loro combinazione. 

Per quanto riguarda la foto di questo blog ( una conchiglia sporca di sabbia ), puoi vedere che la parte a fuoco è ridottissima. Questo perchè c'è un altro fattore che influenza la profondità di campo, oltre all'apertura del diaframma : la distanza focale.  La distanza focale, in estrema sintesi, corrisponde a quanto " tiri " il tuo zoom oppure se si parla di un obbiettivo fisso coincide con il numerino scritto sull'obbiettivo dopo la " f/...". Siccome è sempre un po' problematico far corrispondere numeri alla realtà a cui siamo abituati, ti dico che una focale di f/50 corrisponde più o meno alla visione dei nostri occhi.
Quindi un f/18 corrisponde ad una visione alquanto grandangolare, mentre un f/200 è senz'altro un valore di un teleobbiettivo. 18 e 200 sono i valori della focale.
La foto della conchiglia è stata fatta con una focale apparente di f/35 : in realtà l'obbiettivo era stato allontanato dalla reflex di circa 20 cm grazie a dei tubi di prolunga ( un argomento interessante per le foto super-macro di cui parlerò in altro post ) e quindi " ad occhio " posso dirti che questa conchiglia, piazzata a circa 10 centimetri dalla macchina fotografica, è stata fotografata con una focale che non so quale valore abbia ma sicuramente superiore  a f/200 !
Siamo quasi nel campo dei microscopi, dal quale mi ritiro con deferente ignoranza...



Se hai commenti, non esitare a scrivermi sul blog.

domenica 1 gennaio 2017

Raw , jpeg,dng

Eccoci qui... Quante volte hai sentito o letto questi acronimi, chiedendoti il loro significato? Beh... No... Jpeg è stra-noto  mentre raw e dng molto meno. 

 Se cerchi su internet trovi montagne di spiegazioni su raw e dng, più o meno precise, perciò ho pensato di fare io la fatica per te è sintetizzare al massimo la spiegazione, fermo restando per te che puoi sempre un domani approfondire l' argomento su siti specializzati di maniaci che ti insegneranno per varie ore.  Qui, invece, una sintesi : scatta in raw, salva in dng, sviluppa in jpeg.   Chi? Cosa? Ok ok mi spiego... 

Raw vuole dire grezzo.  Scattare in raw significa avere un file di circa 20-25 Mb per foto. Significa anche file non compresso, significa anche una bella massa di informazioni sull' immagine che con il formato jpeg te la sogni.  Detto in altre parole, ascolta la mia conversione dal jpeg al raw : avevo fatto una foto ad un ponticello in pieno giorno. Con il contrasto del sole, sotto alla volta del ponte c'era un gran buio.  Ma modificando i parametri di regolazione dell' immagine col computer(non sto parlando di fotoritocco, ma solo di regolazioni di dati  già presenti nel file immagine) ecco il miracolo : sotto alla volta del ponticello è sparito il nero e si vede tutto!  Questa specie di miracolo non è possibile con il formato di immaginare jpeg.  

Bene, non tutto è fattibile , diciamo che il recupero, in positivo o negativo, è uno stop o due rispetto all' esposizione di scatto. Quindi non si può esagerare col recupero di foto troppo chiare o scure però la differenza è notevole. 

Fra l' altro scattare in raw ha un altro vantaggio, ossia il poter usare una serie di software, a pagamento o free, per sistemare i vari parametri dell' immagine proprio come fosse quasi uno sviluppo di pellicola. 

Ad esempio con il plug-in Camera raw collegato ad Adobe Photoshop,  si modificano vari parametri fra cui : il nero, il bianco, le luci, la nitidezza, la saturazione, la vividezza, la tonalità, il disturbo cromatico e di luminanza, il bilanciamento del bianco ed altri che non cito ma molto importanti per migliorare le immagini. 

Sinceramente, già il fatto di poter regolare il bilanciamento del bianco al computer è un vantaggio rispetto al formato jpeg talmente rilevante da farmi preferire il raw. Pensa a quante volte hai ottenuto ritratti con facce verdi o blu anziché del colore naturale della pelle....  E dopo questa brevissima trattazione del raw ,due parole sul formato dng. 

Devi sapere che ogni camera professionale ha un suo formato raw. Ogni grande casa ne ha quindi
 ' inventato ' uno diverso da altri. Quando la tua reflex avrà circa 10 anni userà una versione raw vecchia,  superata e soprattutto... Non più supportata dai software di fotoritocco. 

Questo è gravissimo. Quindi adobe ha diffuso gratuitamente un software di conversione dei file raw in dng, un formato non proprietario,  universale e si spera, immune dalle modifiche che verranno apportate al formato raw.  Questo software si chiama   dngconverter   e ti consiglio caldamente di utilizzarlo per il backup dei tuoi raw,  in modo da poterli riaprire anche fra trenta anni... 

Fra l' altro, il dng è un file lievemente più piccolo dell' equivalente raw ed ingloba tutte le info del file originale, settaggi e regolazioni comprese, senza perdere nulla per strada. Siccome il prezzo degli hard disc è basso, cosa aspetti a fare il passo ?

Sul jpeg c'è poco da dire... è snello, occupa quindi poco spazio nei computer , si apre in fretta e viene elaborato senza problemi anche da computer vecchi, senza aspettare lunghi secondi per vedere l'effetto delle regolazioni che esegui alle tue immagini. 

Ma c'è qualche problema, in aggiunta a quel che dicevo più sopra a proposito del bilanciamento del bianco e del recupero delle zone scure : hai mai notato? se continui ad aprire, modificare e richiudere un'immagine jpeg, il file diventa sempre più piccolo ! Ciò accade perchè il jpeg è un formato con " compressione in perdita di qualità " e quindi ad ogni modifica perde informazioni. 

Tu capisci che per un fotografo alla ricerca dell'immagine di qualità uno scherzo del genere non va tanto bene.... 

Quindi, riassumendo : scattare in RAW nativo della tua reflex , poi elaborare il file per "tirarci fuori " il massimo, poi salvare la versione definitiva della foto in jpeg ( impostandone la qualità al massimo , ossia il livello di compressione al minimo ) ed infine fare una copia di backup di tutti i raw convertendoli in dng , prima di duplicarli su un hard disc "sacro " di duplice backup ( non si sa mai, io faccio così ma c'è gente meno sfigata di me ....)

Ti ricordo , infine, che qualsiasi modifica tu faccia al raw o al dng NON provocherà alterazione permanente del file uscito dalla reflex. Per questo viene definito " negativo digitale ". 

Ciao ciao, aspetto eventuali commenti !

La profondità di campo e dof master





In teoria, quando metti a fuoco su un certo soggetto, diciamo a 5 metri da te, metti a fuoco tutta la parte di scena a quella distanza, mentre ciò che è più vicino o lontano rimane più o meno sfocato e meno nitido, essendo fuori dal piano su cui hai messo a fuoco. Questa la teoria che però si può distorcere nella pratica ricordando che esiste la profondità di campo, ossia una zona più o meno profonda, rispetto al piano con il soggetto a fuoco, che può anch' essa essere nitida.
Ma non sempre : dipende da due fattori che sono la distanza focale e l' apertura del diaframma.

Nello schema qua sopra ho indicato con le due linee rosse tratteggiate un'ipotetica zona in cui ciò che ricade risulterà a fuoco, quindi solo una delle tre sfere.

La regola è che la massima profondità di campo ( ossia allontanare la distanza fra le due linee rosse )  si ha con distanza focale molto corta e diaframma molto chiuso. Ma non è finita qui!  C'è un modo, che si dice 'usare l' iperfocale ' per massimizzare la profondità di campo in modo da aver nitido da molto vicino alla fotocamera fino all' infinito.

Questo è molto interessante per i paesaggisti che spesso, inebriati dalla scena davanti a loro, vogliono assolutamente trasmettere a chi osserverà la loro fotografia tutti i dettagli della scena, da vicino alla reflex fino all'orizzonte. 

 Penso che il modo più rapido per diventare pratico di questo argomento sia semplicemente scaricare l' app gratuita dofmaster, per Android, e giocarci un po'.  


L' app ha un chiarissimo schemino grafico con cui si capisce se tutto è a fuoco oppure solo una fascia di certa profondità. Consiglio di usare questa app( o una simile ) ,  in quanto il suo utilizzo  è veramente semplice : occorre  inserire il modello della propria fotocamera, la distanza focale, il diaframma, la distanza fra soggetto a reflex ( ossia dove stai mettendo a fuoco ).

Giocando con dofmaster , che alla fine è un simulatore di profondità di campo, vedrai quest'ultima passare da , ad esempio mezzo metro di profondità fino all'infinito, in relazione all'apertura del diaframma e, come dicevo prima alla distanza focale. Quest'ultima la puoi leggere , essendo stampata sulla scala dell'obbiettivo.

 L' app ti restituisce le info per capire subito  che tipo di foto hai fatto, se tutta nitida o solo in una fascia di profondità.  Mi fermo qui, sottolineando che, ancora una volta, in fotografia le regole non  son regole e non è affatto detto che un' immagine tutta perfettamente a fuoco sia una bella foto...